Da 11 anni al CNR di Genova ma non perde la speranza di rientrare in Sardegna (Il Messaggero Sardo, agosto 2006, pagina 15)




Si è laureata in Pedagogia all’Università di Cagliari nel 1993 e l’anno seguente ha conseguito la specializzazione in Epistemologia Informatica all’Università di Bari. Poi nel 1995 ha vinto una borsa al concorso del CNR dedicato a giovani laureati delle regioni meridionali, finanziato dal Fondo sociale Europeo. Così Stefania Manca si è trovata di fronte al bivio: partire o continuare a cercare lavoro?
“All’Istituto di tecnologie didattiche di Genova sarei dovuta restare per soli 10 mesi, la durata della borsa”.
Invece?
“Terminato quel periodo ho accettato la proposta di un contratto a tempo determinato a cui hanno fatto seguito altri contratti a termine su specifici progetti dell’istituto. Nel 2001 ho finalmente potuto partecipare ad un concorso e sono stata assunta a tempo indeterminato con il profilo di ricercatore di terzo livello.”
Di cosa ti occupi?
“Da allora sono sempre ricercatrice all’Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR di Genova, il cui campo di indagine riguarda lo studio dell'innovazione educativa legata all'uso delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione, le famose ICT. Svolgo attività di ricerca soprattutto nel settore dell’introduzione del calcolatore relativamente alle problematiche pedagogiche, psicologiche e tecnologiche delle comunità di apprendimento in rete, Computer Supported Collaborative Learning, con particolare riguardo per la dimensione sociale ed emotiva dell’apprendimento. In particolare, mi occupo di indagare le principali peculiarità linguistiche della comunicazione scritta attraverso l’individuazione delle costanti linguistiche e delle loro specificità morfologiche, semantiche e sintattiche.”
Quali sono state le tue principali soddisfazioni?
“Anche se all’inizio non c’era un preciso progetto professionale che vedesse Genova e il CNR come punto di approdo, né quello della ricerca come orizzonte privilegiato, posso dire che le soddisfazioni legate al mio lavoro in questi anni sono state numerose. Sono approdata qui per caso ma mi ritengo fortunata a fare un lavoro che è per definizione stimolante e si rinnova ogni giorno. Certo, il settore della ricerca è stato fortemente penalizzato in questi ultimi anni, con una progressiva riduzione dei finanziamenti pubblici disponibili, ed è diventato sempre più importante fare ricorso a fonti di finanziamento esterne. Il mio istituto è da anni impegnato in questa strada, che peraltro è l’unica a consentire di avere un vivaio di giovani ricercatori, anche se purtroppo al momento la situazione dominante è quella dell’incertezza e del precariato.”
Prospettive di rientrare in Sardegna?
“Faccio questo lavoro ormai da 11 anni e mi sento fortemente integrata nella realtà in cui vivo. Ma nello stesso tempo vivo una condizione da sradicata… credo che sia ciò che accomuna tutti coloro che per motivi di studio o lavoro hanno dovuto lasciare la propria città e regione. Cerco di tenermi aggiornata sulla realtà lavorativa e professionale della Sardegna, anche se al momento non mi sembra di intravedere possibilità concrete di rientro. Certo, nonostante mi senta molto legata al mio lavoro e alla città in cui lavoro e abito, sarei disposta a prendere in seria considerazione eventuali proposte professionali che mi consentissero di sfruttare le mie competenze e nello stesso tempo di accrescerle nella realtà lavorativa e della ricerca in Sardegna.”
Andrea Mameli
(mensile Il Messaggero Sardo, agosto 2006, pagina 15)

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