30 giugno 2012

Trovata in Germania la borsetta più antica: fu indossata circa 5 mila anni fa.

Una proto-borsetta di 4500 anni fa, decorata con denti di cane, scoperta a Profen, vicino a Lipsia, in un territorio destinato a diventare una miniera di carbone a cielo aperto entro il 2015.
La foto (di Corina Wujtschik, pubblicata sul quotidiano Mitteldeutsches Zeitung a corredo di un articolo intitolato "Staunen pur": Puro stupore) ritrae l'archeologa Susanne Fridrich, responsabile dell'Ufficio Archeologia e Conservazione della provincia tedesca dell'Sachsen-Anhalt, con il raro reperto tra le mani.
Finora gli scavi hanno permesso di riportare alla luce reperti dell'Età del Bronzo e della Pietra: più di 300 sepolture, centinaia di utensili in pietra, punte di lancia, vasi di ceramica, collane di perle d'ambra e bottoni di osso. Cui si aggiungono un centinaio di denti di cane ordinatamente disposti uno accanto all'altro in una sepoltura datata fra il 2.500 e 2.200 a.C. In realtà, come spesso accade per i reperti molto antichi, non è stata rinvenuta una vera e propria borsetta: i denti di cane sono disposti ordinatamente in un blocco di terra. Il materiale di cui poteva essere fatta la borsetta (tessuto o pelle) è scomparso e sono rimasti solo i denti.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 30 Giugno 2012
Approfondimenti:
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 30 Giugno 2012

29 giugno 2012

Celacantide: molto più che un semplice "fossile vivente". Uno studio pubblicato su Current Biology il 5 Giugno 2012

Ricordo che pensare al Celacantide (che attualmente viene chiamato Celacanto) come "fossile vivente" mi impressionava molto, da bambino. Sognavo di incontrarlo in mare e di potergli chiedere come si viveva milioni di anni fa...
Oggi riscopro questo splendido pesce grazie a un comunicato stampa (400 million years old, but still capable of adapting) dell'università tedesca di Bochum riferito alla pubblicazione di uno studio internazionale su Current Biology: Population divergence in East African coelacanths.
Una specie di Celacanto, Latimeria chalumnae, vive nelle vicinanze delle isole Comore, al largo della costa dell'Africa orientale: dal Kenya al Sud Africa. La seconda specie dimora nelle acque al largo di Sulawesi, in Indonesia.
L'importanza di questo pesce risiede nelle sue caratteristiche, che lo potrebbero porre in un gradino di quella particolare evoluzione che ha portato dai pesci agli animali terrestri a quattro zampe: due pinne sostenute da ossa simili a gambe e il cui movimento alternato ricorda il trotto del cavallo. Poi c'è il giunto intercraniale, grazie al quale il Celacanto può allargare la bocca per ingoiare prede di grandi dimensioni, c'ò anche un tubo, chiamato notocorda, che funziona come una colonna vertebrale. E ci sono poi le caratteristiche più appariscenti: le squame spesse, tipiche dei pesci oramai estinti.
Il Celacanto viene definito "fossile vivente" a causa della sua morfologia quasi del tutto invariata dal Devoniano: 410 milioni di anni fa.  
Fu Marjorie Courtenay-Latimer a scoprire il primo esemplare vivo, nel 1938, quando si riteneva che fosse già estinto.
Lo studio genetico ha riguardato 71 adulti di tutte le specie ora viventi. Nonostante una generale bassa diversità genetica ci sono prove di una divergenza delle popolazioni africane: una popolazione in Sud Africa e un'altra in Tanzania. Inaspettatamente è stata registrata una significativa scissione della specie Comore in due sottopopolazioni simpatriche. La speciazione simpatrica consiste nella formazione di nuove specie a causa di un isolamento riproduttivo nel tettitorio delle popolazioni parentali senza che intervenga isolamento geografico. Nonostante la sua lentissima evoluzione il celacantide si diversifica ancora e dimostra quindi di adattarsi alle nuove condizioni ambientali.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 29 Giugno 2012
Title
Population divergence in East African coelacanths 

Authors
Kathrin P. Lampert, Hans Fricke, Karen Hissmann, Jürgen Schauer, Katrin Blassmann, Benjamin P. Ngatunga and Manfred Schartl

Issue
Current Biology, Volume 22, Issue 11, R439-R440 5 June 2012 doi:10.1016/j.cub.2012.04.053  

Abstract
The coelacanth, Latimeria chalumnae, occurs at the Eastern coast of Africa from South Africa up to Kenya. It is often referred to as a living fossil mainly because of its nearly unchanged morphology since the Middle Devonian. As it is a close relative to the last common ancestor of fish and tetrapods, molecular studies mostly focussed on their phylogenetic relationships. We now present a population genetic study based on 71 adults from the whole known range of the species. Despite an overall low genetic diversity, there is evidence for divergence of local populations. We assume that originally the coelacanths at the East African Coast derived from the Comoros population, but have since then diversified into additional independent populations: one in South Africa and another in Tanzania. Unexpectedly, we find a split of the Comoran coelacanths into two sympatric subpopulations. Despite its undeniably slow evolutionary rate, the coelacanth still diversifies and is therefore able to adapt to new environmental conditions.  

Supplemental Experimental Procedures A total number of 71 Latimeria chalumnae individuals were analyzed in this study. 25 of these individuals were captured between 2003 and 2008 at the shores of Tanzania, the others came from different African locations and were samples in several expeditions between 1991 and 2003 [S1]. CITES was issued for material used in this study.

The article (pdf)
http://download.cell.com/current-biology/pdf/PIIS0960982212004733.pdf

28 giugno 2012

Roman jewellery found in a Japan tomb. Interview with Tomomi Tamura (Nara National Research Institute for Cultural Properties).

Three glass beads discovered in the 5th century “Utsukushi” tumulus in Nagaoka (Kyoto) were probably made some time between the first and the fourth century by Roman craftsmen. Researchers from the Nara National Research Institute for Cultural Properties (Japan) they found that the yellow beads were made with Natron, a chemical used to melt glass by craftsmen in the Roman Empire.
The beads, which have a hole through the middle, were made with a multilayering sophisticated technique. We did a little interview with Tomomi Tamura - 田村 朋美 - from Nara National Research Institute for Cultural Properties.  
What have you found?
«We identified that the beads from the “Utsukushi” tumulus, excavated in 1988, were made from "Natron glass". They are the oldest multilayered glass products found in Japan, for the moment. The "Natron type glass", which is a feature of "Roman glass", is a kind of soda-lime glass with low MgO and K2O concentration (MgO, K2O < 1.5wt%). Our research revealed that the glass beads contained high concentration of Na2O (around 16-19wt%) and CaO (around 6wt%) and low concentration of MgO and K2O (<1.5wt%). The result indicates that these glass beads belong to "Natron type glass". We examined the chemical composition of these glass beads by X-ray fluorescence analyser, last year.»
How many beads were analyzed in your Institute?
«The beads were found with many other glass beads (more than 300 blue glass beads) in the coffin. So we think they were ringed in the thread of the necklace or something like that. But they were not worn to the human body. They were placed near the human's body. About 200 similar multilayed glass beads are found in Japan, but only 10-15 beads were analysed by now. But we want to research similar jewels found in Korean Peninsula and, of course, western countries.»
Are you planning further studies on this findings?
«We are planning to conduct chemical analysis of other multilayed glass beads excavated in Japan. About 200 similar multilayed glass beads are found in Japan, but only 10-15 beads were analysed by now. And we want to research similar jewels found in Korean Peninsula and, of course, western countries.»
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 27 June 2012
Picture: Nara National Institute for Cultural Properties, September 10, 2011 [Credit: AFP]

27 giugno 2012

Questione di spazio. La bolla prossemica e altre distanze.

L'antropologo Edward T. Hall la definisce la capacità umana di strutturare inconsciamente gli spazi e i microspazi. È la disciplina che studia le distanze tra le persone, misurate mentre esse conducono le loro azioni quotidiane, l’organizzazione della casa, degli spazi di lavoro, dei luoghi pubblici e la stessa struttura delle città. Ma questi studi possono avere implicazioni rilevanti nelle analisi del comportamento finalizzate al marketing, allo sviluppo di software e alla salute.
Le quattro distanze prossemiche:
- Distanza intima: da 0 cm. a 45 cm è la distanza dei rapporti intimi e sconfina nel contatto fisico. A questa distanza, si può sentire l’odore, il calore dell’altro e si possono avvertire le sue emozioni.
- Distanza personale: da 45 cm. a 70 cm./1 m è la distanza adottata da amici o da persone che provano attrazione reciproca: a questa distanz ci si può toccare l’altro, ci si guarda più frequentemente, ma non se ne sente l’odore.
 - Distanza sociale: da 120 cm. a 2 m è una distanza comune nei rapporti formali, professionali, commerciali, istituzionali.
- Distanza pubblica: da 2 m in poi, a questa distanza siamo percepiti come parte dell’ambiente tranne le personalità pubbliche che invece possono essere avvertite a distanze superiori.

26 giugno 2012

Come migliorare il telescopio. Scoperta degli astrofisici di Cagliari. Giugno 2012.

Come rendere più acuta la vista di un telescopio spaziale? Grazie a una fortuita coincidenza, astrofisicicagliaritani hanno determinato con una precisione eccezionale la posizione di un'elusiva sorgente di raggi X.
Articolo di Marco Galliani (Inaf) “È la prima volta che, grazie a una fortunata coincidenza, la tecnica dell’occultazione lunare mostra le sue potenzialità, potendo sfruttare a pieno le attuali conoscenze della superficie lunare” commenta Alessandro Riggio, post-doc presso l’Osservatorio Astronomico INAF di Cagliari, primo autore dell’articolo sulla determinazione della posizione di IGR J17480-2446, in corso di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters.
Nella figura sono riportate due mappe della superficie lunare in cui sono indicati i punti sulla superficie dietro cui la sorgente di raggi X è tramontata (inizio eclissi, pannello di sinistra) ed è risorta (fine eclissi, pannello di destra) durante l'osservazione di RXTE del 13 ottobre 2010

25 giugno 2012

Fotografi fantasmi? Partecipa a Fake! Il Concorseo dei falsi paranormali. Scadenza: 7 Settembre 2012

Avete in mente le foto e i filmati del mostro di Loch Ness, dello Yeti, del Bigfoot, degli UFO, degli alieni o di fantasmi, fate, gnomi? Il CICAP, in occasione del XII Convegno, che si terrà a Volterra dal 5 al 7 ottobre 2012, ha organizzato un concorso fotografico intitolato: "Fake! Il Concorso dei falsi paranormali". 
Lo scopo: realizzare falsi video e false fotografie, ma anche oggetti e teorie complottiste, in grado di documentare un (presunto) fenomeno paranormale. 
REGOLAMENTO Chi desidera partecipare a questo insolito concorso può farlo nella categoria “fotografie” e/o “filmati” e/o oggetti e/o teorie del complotto e si deve attenere alle seguenti regole:
a) Fake-Fotografie: le fotografie possono essere in b/n o a colori, “naturali” o ritoccate digitalmente, devono però essere inviate al CICAP rigorosamente stampate su carta fotografica (due copie per ogni immagine, dimensioni minime: 13x17 cm) e via email in alta definizione (fake@cicap.org).
b) Fake-Filmati: i filmati (durata massima 3 minuti) possono essere in b/n o a colori, “naturali” o ritoccati digitalmente, devono però essere inviati al CICAP: su supporto dvd, con filmato salvato in formato QuickTime, oppure tramite un servizio di trasferimento online (tipo: WeTransfer, YouSendIt e simili) all'indirizzo: amministrazione@cicap.org.
c) Fake-Oggetti: devono essere originali e non oggetti prodotti da qualche fabbricante o riproduzioni autorizzate. Se non possono essere spediti in anticipo, è sufficiente una fotografia per essere ammessi al concorso: l’oggetto potrà poi essere portato di persona al Convegno.
 d) Fake-Teorie del complotto: devono riguardare argomenti "innocui" e che non rischino di turbare la sensibilità delle persone. Per esempio, può andare bene una teoria del complotto su "Chi c'è veramente dietro l'industria degli spaghetti", non va invece bene una teoria che riguardi una tragedia accaduta realmente. Indispensabile un riassunto della teoria di massimo due cartelle (3000 battute), cui si può aggiungere documentazione (video, foto, documenti "artefatti" e altro). 
Il materiale deve pervenire al CICAP (Fake! c/o CICAP c.p. 847, 35100 Padova - fake@cicap.org) entro e non oltre il 7 settembre 2012
Tutti i partecipanti vedranno i loro lavori esposti nel corso dell'XII Convegno Nazionale del CICAP (Volterra, 5-7 ottobre 2012); inoltre, i migliori falsi saranno pubblicati su Query, sul sito del CICAP. Verrà proclamato un vincitore per ogni categoria e ciascuno riceverà i premi sotto indicati: - un anno di abbonamento omaggio a "Query", la rivista del CICAP; - una stretta di mano e una foto con Piero Angela. Per ulteriori informazioni: fake@cicap.org Fonte: ufficio stampa CICAP

24 giugno 2012

Cosa ci fa un gioiello della Roma Imperiale in Giappone? Una foto del 10 Settembre 2011 pubblicata su The Archaeology News il 22 Giugno 2012.

Negli scavi di Nagaoka i ricercatori del Nara (National Research Institute for Cultural Properties) hanno scoperto un oggetto di vetro di 5 millimetri di diametro.
Il gioiello, trovato a dentro una tomba del V secolo denominata Utsukushi ("Bello" in giapponese: 美しい), è del tipo di quelli realizzati dagli abili artigiani dell'Impero Romano.
L'oggetto è realizzato con il Natron (carbonato idrato di sodio) un sale naturale (che deve il nome alla parola egizia Ntry, da cui derivano il greco nítron, poi il latino natrium e infine il simbolo della tavola periodica Na per il sodio) usato per l'imbalsamazione dei corpi grazie alle sue eccellenti capacità di assorbimento dell'acqua.
distanza Roma-Kyoto: 9710 kmCosa significa aver scoperto questo piccolo gioiello romano in una tomba giapponese? Troppo presto per dirlo.
Di certo c'è la distanza tra Roma e l'antica capitale Kyoto: 9710 km.

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 24 Giugno 2012
Picture: Nara National Institute for Cultural Properties, September 10, 2011 [Credit: AFP]
Roman jewellery found in ancient Japan tomb (The archaeology news network, June 22, 2012)