
Ma per capire meglio cosa c'è dietro questo libro ho interpellato direttamente l'autore.
«È stata più un'intuizione, sulla quale ho lavorato poi soprattutto per eliminare certe questioni inutili: nella prima versione del libro ci si dilungava assai anche sulla famiglia della moglie di Emilio, mentre il nucleo originario dei Corona è nato più o meno così come lo si legge adesso.»
Avevi in mente qualche significato particolare per quel "senza confini" pronunciato nel romanzo da Cosseddu ?
«Diciamo che ho cercato di immaginare un argomento che tra tutti quelli studiati a scuola potesse "infiammarlo" e l'infinito di Bruno mi pareva l'ideale, se questa è la storia di due ragazzi che hanno il sogno impossibile di essere belli e forti come alberi allora bisogna poter sognare di fondersi con tutto e trovare nella natura l'antidoto ai piccoli interessi privati che in questo libro costruiscono una gabbia: i rapporti sociali, gli sguardi degli altri, le parole, perfino gli odori percepiti. Senza confini, per Cosseddu, vuol dire libero di amare, libero di fondermi con il mondo, accettato, anzi amato.»
C'è un passaggio del libro - "sarebbe la vera svolta per l'umanità se ogni uomo riuscisse a creare qualcosa di suo dal di dentro, come fanno gli alberi e non a consumare e consumare e basta?" - che ai miei occhi appare come la sintesi estrema della condizione umana: costruisce mettendo insieme materiali di origine vegetale, animale e minerale e di proprio mette solo due cose: il pensiero e il lavoro muscolare. Cosa racchiude questo auspicio?
«Il sogno di poter stare al mondo senza consumarlo, lasciarlo più ricco di come lo abbiamo trovato. è la nuova sfida per il genere umano: o si trova un modo per vincerla o non si può stare al mondo. è forse la fase cruciale della nostra evoluzione, lo stadio morale: o impariamo a diventare "migliori" o non potremo più stare al mondo.»
A volte il sardo si lascia travolgere dalla "retorica della nostalgia della Sardegna autentica". Secondo te è una malattia inguaribile o esiste qualche rimedio?
«Il rimedio forse è viaggiare con curiosità, non con l'astio di chi cerca altrove sempre una sfida da vincere, quasi in un concorso di bellezza etnico-turistico. Viaggiare per vedere altre cose e poi tornare per vedere meglio se stessi, con occhi puliti. Si può viaggiare anche stando in casa: chiedere ai forestieri, ascoltare chi è stato in altri luoghi, farsi raccontare altre soluzioni e altri problemi, senza il preconcetto di considerarsi sempre migliori (o anche peggiori) prima di aver davvero ascoltato.»
Che tipo di riscontri hai avuto dai tuoi ex alunni di Nuoro?
«Che io sappia non molti. Ho ricevuto qualche messaggio di ex-alunni che lo hanno acquistato e presumo anche letto. A Nuoro ho fatto una sola presetazione, ma c'era pochissima gente e una mia ex-alunna tra gli altri. Credo per la verità che la gran parte dei miei ex-alunni siano in giro per il mondo a studiare o lavorare o cercare lavoro. Ho comunque un bellissimo ricordo di loro.»
Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
12 Agosto 2014
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