«Dalla medicina all'arte la scienza è nostra amica» (mia intervista a Speranza Falciano; L'Unione Sarda, 4 Novembre 2014)


Vorrei una scienza come amica. Ma forse amica è già, solo che io non lo so. È questo il senso, in pillole, del Cagliari FestivalScienza, settima edizione. Conferenze, dibattiti e laboratori interattivi per apprezzare quanta ricerca c'è all'origine nelle cose che usiamo tutti i giorni per semplificarci la vita. Oggi l'inaugurazione, con la lezione magistrale di Speranza Falciano, fisico sperimentale, autrice di 300 articoli su riviste internazionali, vice presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Speranza Falciano, in che modo la scienza aiuta?
«Sicuramente la scienza aiuta quando dalla ricerca di base si arriva a ricadute tecnologie che poi entrano nella vita quotidiana. L'abbiamo visto in tanti casi, e al FestivalScienza di Cagliari farò alcuni esempi che traggono origine dalla fisica delle particelle per poi giungere alle applicazioni per la medicina, la diagnostica e la terapia dei tumori. C'è anche la fisica applicata ai beni culturali e al patrimonio artistico italiano: per valutare lo stato di conservazione e il restauro. E poi, come disse Rita Levi Montalcini quando compì 100 anni: Internet è stata la rivoluzione più grande del Novecento. Non a caso il Web è nato al CERN con l'obiettivo di migliorare le comunicazioni tra i ricercatori e per il controllo degli apparati sperimentali.»
Cosa resta da scoprire?
«Dobbiamo ancora capire bene alcuni aspetti delle particelle elementari. Il bosone di Higgs ha posto un tassello importante per la definizione del modello standard, la teoria più aggiornata per la descrizione del mondo in cui viviamo, ma ci sono tante altre cose da capire. Per esempio la materia che conosciamo è soltanto una piccola percentuale di tutto l'universo: il resto, fatto di materia oscura, non sappiamo che cosa sia e il modello standard non ci aiuta. I fisici teorici sono al lavoro per proporre modelli alternativi o estensioni del modello standard.»
Che ruolo svolge l'INFN nella ricerca italiana?
«Ci sono 24 strutture in tutta Italia e 4 laboratori nazionali impegnati su più fronti. In particolare sviluppiamo la fisica agli acceleratori: al CERN di Ginevra, dove lavorano circa 3 mila fisici italiani, al FermiLab di Chicago, in Giappone, in Germania e in Francia. Siamo impegnati anche nella fisica astroparticellare, con la ricerca dell'antimateria nello spazio e su satelliti russi e cinesi. Inoltre conduciamo ricerche di eventi rari nei laboratori nazionali del Gran Sasso, il più grande laboratorio sotterraneo del mondo. Abbiamo poi una scuola di fisica teorica che lavora a ridosso degli esperimenti internazionali. Infine siamo impegnati nella progettazione di acceleratori più compatti con lo sviluppo di elettronica e sotfware. In quest'ultimo settore svolgono un grande lavoro i colleghi della sezione INFN di Cagliari, che ha appena festeggiato 25 anni, in particolare per gli esperimenti del CERN.»
Cosa significa essere la prima donna a ricoprire la carica di vicepresidente dell'INFN?
«Ho trascorso la giovinezza all'estero e mi chiedevo sempre come mai ci fossero tante donne italiane nella fisica delle particelle. Se siamo molto numerose secondo me dipende dalla qualità della scuola superiore italiana. Il nostro è un ente in cui le cariche sono tutte elettive e questo rende il percorso estremamente semplice e trasparente. Sono molto onorata di questa carica, anche se è difficile conciliare la gestione e l'organizzazione della ricerca scientifica con la ricerca stessa e ho dovuto trascurare l'attività sperimentale.»
A cosa serve un festival della scienza?
«Permette di raccontare la ricerca, interagendo con gli spettatori, come si farà a Cagliari in questi giorni. Inoltre nei festival si espongono al pubblico delle comunità, quelle degli scienziati, che non sono visibili a tutti, tutti i giorni. Trovo l'esperienza di Cagliari molto interessante, con un comitato organizzatore di altissimo livello: è un'operazione di grande valore che deve assolutamente continuare. E non solo per aumentare la conoscenza: i cittadini diventano più consapevoli.»
Andrea Mameli 
(articolo pubblicato nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda il 4 Novembre 2014)



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