Radio telescopio sardo "vede" un buco nero (14 Luglio 2016)

Il gigante di Pranu Sanguni ha aperto gli occhi. E quello che ha visto ha permesso a un gruppo di ricercatori sardi di realizzare uno studio di grande importanza. La ricerca, la prima basata su dati ottenuti nella cosiddetta banda C dal Sardinia Radio Telescope, meglio noto come SRT, è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Montly Notices of the Royal Astronomical Society”. Il radio telescopio sardo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, che sorge nella spianata di Pranu Sanguni, territorio di San Basilio, a 35 chilometri da Cagliari, ha fornito l'immagine inedita di un buco nero distante da noi 300 milioni di anni luce che avanza velocemente verso il centro di un ammasso di galassie noto come 3C129. I ricercatori sardi, guidati dall’astrofisico Matteo Murgia, hanno ottenuto immagini radio dalle quali si nota che il buco nero cresce, a spese del materiale che lo circonda. Ma rispetto all’immagine classica del black hole che risucchia tutto quello che ha intorno, qui c’è qualcosa di particolare: il materiale non precipita nel buco nero ma viene espulso in due getti di plasma. A Matteo Murgia, primo autore dello studio, abbiamo chiesto di illustrare il valore scientifico della scoperta: «Per testare SRT in maniera da esaltare le sue qualità abbiamo individuato un buco nero e ne abbiamo analizzato la struttura e abbiamo scoperto che si muove formando una lunga scia composta da un plasma di elettroni ad altissima energia miscelato con un campo magnetico. SRT ci ha consentito di assegnare un'età a ogni punto del plasma e grazie all’età abbiamo ricavato la velocità. Abbiamo rilevato che il gas caldissimo che circonda il buco nero si muove a 6 milioni di chilometri orari. Di fronte alla galassia è presente un'onda d'urto, simile a quella che si vede nelle foto ad alta velocità dei proiettili. E con nostra grande sopresa abbiamo constatato che la velocità da noi misurata è esattamente quella che era stata precedentemente teorizzata per giustificare la presenza dell’onda d’urto.»
Quali sono le caratteristiche più importanti del Sardinia Radio Telescope messe in luce da questo studio?
«Grazie a SRT possiamo osservare il cielo in luce polarizzata: la polarizzazione ci fornisce indicazioni sull'orientamento dei campi magnetici per questi oggetti. La polarizzazione vicino al buco nero è molto debole, ma vicino alla coda raggiunge valori enormi, segno che il campo magnetico è molto ordinato. In genere la polarizzazione è sempre l'ultimo e più difficile passo nella predisposizione di un radiotelescopio: SRT è pronto a produrre la scienza di punta per la quale è stato costruito.»
Quali sensazioni ha provato realizzando questo studio?
«Un'emozione fortissima. Non solo perché ho partecipato alla costruzione dell'elettronica di acquisizione e alla presa dei dati, ma anche perché ho seguito SRT fin dalla sua gestazione. Per me è un privilegio enorme. Ora mi sento portavoce di un numero enorme di persone: astronomi, tecnici, peronale amministrativo.»
Anche l’astrofisico Nichi D'Amico, attuale presidente dell’INAF, già direttore per 8 anni dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari e responsabile del progetto SRT fino all’anno scorso, non nasconde i sentimenti che sta provando in questo momento:
«Una grande emozione, ma sopratutto una grande riconoscenza per questi giovani che hanno raccolto il testimone di un’impresa appassionata e stanno lanciando con successo SRT nel circuito internazionale. Questi primi studi sono il risultato dello sviluppo di strumentazione accessoria di avanguardia, reso possibile grazie a un finanziamento "TENDER" della Regione Sardegna e grazie allo sviluppo dei laboratori spacialistici che la Regione ha promosso con grande determinazione.»
Cosa significa il Sardinia Radio Telescope per l’INAF?
«SRT è uno dei più grandi investivementi in conto capitale mai fatto dall'INAF e si trova in una regione molto motivata a crescere proprio nel settore dello sviluppo scientifico e tecnologico. Risultati come questo indicano una grande capacità del territorio di capitalizzare l’investimento.»
ANDREA MAMELI
L'Unione Sarda, 14 Luglio 2016


La galassia 3C129 in luce polarizzata ottenuta con SRT (la lunghezza dei segmenti bianchi fornisce una misura della percentuale di polarizzazione)



Commenti

Post popolari in questo blog

Ogni cosa è collegata: Gabriella Greison a Sant'Antioco il 24 giugno (e non è un caso)

La tavoletta di Dispilio. Quel testo del 5260 a.C. che attende di essere decifrato

Solar system genealogy revealed by extinct short-lived radionuclides in meteorites. Astronomy & Astrophysics, Volume 545, September 2012.