Studiosi a caccia dei cugini della "Particella di Dio" (20 novembre 2016)
Nel montaggio del grande film dell’universo mancano due scene:
l'iniziale e la finale. I primi istanti del big bang e il the end.
A svelare i segreti di questo film il Cagliari Festivalscienza ha scelto
Guido Tonelli. Toscano di nascita ma sardo d’adozione (anni trascorsi
all’Università di Sassari), Tonelli ha contribuito in maniera rilevante
alla scoperta del Bosone di Higgs, che non ama chiamare Particella di
Dio: «Questa particella, che ha un ruolo decisivo, non va rivestita di
significati soprannaturali. La caccia al Bosone è durata 50 anni e ha
coinvolto ricercatrici e ricercatori di tutto il mondo. Ma non finisce
qui: le domande per il futuro sono altrettanto appassionanti e
l’acceleratore LHC del CERN funziona a pieno regime. Si cercano i cugini
del bosone, che potrebbero nascondersi in ogni anfratto».
A Cagliari Guido Tonelli ha fornito l’ultimo remake della storia dell'universo: «Abbiamo un’immagine in mutazione, destinata a cambiare. Della scena iniziale abbiamo ipotesi di ciò che è accaduto un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il big bang, quando la temperatura si è abbassata e le particelle si sono potute organizzare».
Cosa c’era all’inizio dell’inizio?
«Solo particelle prive di massa che fluttuavano in ogni direzione. E avrebbero continuato a farlo se non fosse avvenuta quella che io chiamo la "nascita di tutte le cose". La forza elettromagnetica si è separata dalla forza debole e alcune particelle hanno acquistato massa. Poi intorno al protone si è messo a orbitare un elettrone e sono nati atomi e molecole».
Cosa c'è nella parte centrale del film?
«Ci sono 13,8 miliardi di anni nei quali si aprono gli abissi dell’ignoranza: non sappiamo come funziona la materia oscura, quella che costituisce circa un quarto dell'universo e tiene insieme gli ammassi di galassie e l’energia oscura, che governa l'espansione dell'universo».
E la scena finale?
«Un'espansione indefinita, con un universo che muore di freddo o una catastrofe conclusiva con un drammatico ritorno alla scena iniziale».
Ma perché svelare la trama?
«Non c’è società al mondo che non abbia avuto una sua cosmologia, intorno a cui organizzare una propria visione. E poi ciò che ora sembra astratto, domani potrebbe portare innovazioni utili a tutti».
Andrea Mameli
(articolo pubblicato sul quotidiano L'Unione Sarda il 20 novembre 2016)
RIPRODUZIONE RISERVATA
A Cagliari Guido Tonelli ha fornito l’ultimo remake della storia dell'universo: «Abbiamo un’immagine in mutazione, destinata a cambiare. Della scena iniziale abbiamo ipotesi di ciò che è accaduto un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il big bang, quando la temperatura si è abbassata e le particelle si sono potute organizzare».
Cosa c’era all’inizio dell’inizio?
«Solo particelle prive di massa che fluttuavano in ogni direzione. E avrebbero continuato a farlo se non fosse avvenuta quella che io chiamo la "nascita di tutte le cose". La forza elettromagnetica si è separata dalla forza debole e alcune particelle hanno acquistato massa. Poi intorno al protone si è messo a orbitare un elettrone e sono nati atomi e molecole».
Cosa c'è nella parte centrale del film?
«Ci sono 13,8 miliardi di anni nei quali si aprono gli abissi dell’ignoranza: non sappiamo come funziona la materia oscura, quella che costituisce circa un quarto dell'universo e tiene insieme gli ammassi di galassie e l’energia oscura, che governa l'espansione dell'universo».
E la scena finale?
«Un'espansione indefinita, con un universo che muore di freddo o una catastrofe conclusiva con un drammatico ritorno alla scena iniziale».
Ma perché svelare la trama?
«Non c’è società al mondo che non abbia avuto una sua cosmologia, intorno a cui organizzare una propria visione. E poi ciò che ora sembra astratto, domani potrebbe portare innovazioni utili a tutti».
Andrea Mameli
(articolo pubblicato sul quotidiano L'Unione Sarda il 20 novembre 2016)
RIPRODUZIONE RISERVATA
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