22 dicembre 2017

Da Galileo ad Einstein: la Gravità per tutti. Alfonso D'Ambrosio, Pierluigi Lai, Andrea Mameli

Ecco finalmente il primo ebook contenente il mio nome!
Titolo: "Da Galileo ad Einstein: la Gravità per tutti"
Sottotitolo: "Esperimenti con lo smartphone"
Editore: Logus Mondi interattivi
Prezzo in formato Kindle: 8,99 euro


Nella mia esperienza di creazione dei contenuti questa dell'ebook è simile a quella del libro tradizionale.
Ma nell'ebook mi sono accorto che serve maggiore cura nell'impianto dei link, delle immagini e della connessione tra le diverse parti che lo compongono.
In altre parole è necessario ragionare in maniera più ipertestuale e devo dire che in questo la lunga militanza tra le schiere degli accattiemmellisti mi ha aiutato non poco.
Questo ebook affronta la Relatività Generale attraverso una serie di esperimenti, illustrati e commentati, basati sull’utilizzo dello telefono cellulare.
E questo è il regno di Alfonso D'Ambrosio. Per realizzare gli esperimenti Alfonso ha utilizzato un modello gravitazionale in tessuto elastico, che permette di analizzare in maniera qualitativa e quantitativa numerosi fenomeni legati della Gravità.
L'ebook affronta gli esperimenti di Galileo Galilei, le tre leggi di Keplero, il modello di gravitazione universale di Newton, la Relatività Generale e le onde gravitazionali.

Pierluigi Lai, come è nata l'idea di questo ebook?
Pierluigi Lai
«A seguito della conoscenza di Alfonso su Facebook. Alfonso mette sempre in evidenza che il digitale può essere uno straordinario mezzo per veicolare la didattica e l'apprendimento in modo significativo. La retorica dello smartphone a scuola sì/no è dovuta spesso a un uso senza competenza. Questo libro sin dall'inizio ha voluto mostrare competenza nell'uso degli strumenti digitali e in particolare dello smartphone.»
A chi si rivolge?
«Agli insegnanti prima di tutto. Ma anche a tutti gli appassionati delle meraviglie della scienza»
Questo è il primo titolo di una collana, quali saranno gli altri temi?
«Gli altri temi spazieranno dalla didattica con il digitale ai problemi di animazione d'aula. Il prossimo titolo si occupa dei problemi dell'aggressività in classe e della gestione con un sistema educativo innovativo»

Per approfondire su Pierluigi Lai e sulla sua casa editrice: Logus mondi interattivi

Alfonso D'Ambrosio, cosa significa insegnare con lo smartphone?
D'Ambrosio in classe
«Da diversi anni si discute dell'utilizzo dello smartphone in classe, non è, però, vietandolo che si risolve la questione. Occorre una sensibilità ed una consapevolezza didattica che guidi il docente e gli studenti ad un suo utilizzo efficace. Se lo studente è solo un fruitore passivo della lezione, allora lo smartphone può essere un elemento di distrazione (vado sui social, messaggio e chatto con gli amici, copio una verifica...), ma è solo cambiando il setting didattico che lo smartphone può restituire valore aggiunto al processo di apprendimento: lo studente può condividere materiale su una classe virtuale, analizzare dati dai sensori del proprio dispositivo, realizzare un contenuto multimediale o scambiare informazioni e idee con studenti di altre Scuole. Insegnare con lo smartphone per me significa aprirsi ad una didattica basata su progetti, su lezioni collaborative, sul problem solving, significa prendere consapevolezza dell'utilizzo della rete e delle sue regole. Significa anche decidere quando e come utilizzare il proprio smartphone!»
Cosa troveranno i lettori in questo ebook?
«L'ebook contiene diverse esperienze realizzate con materiale povero, sia analogico sia digitale. Non mancano contenuti teorici, ma è sostanzialmente un percorso coerente sulla gravità, da Galilei fino ad Einstein, dove il lettore è invitato a mettere le "mani in pasta". Ad esempio viene spiegato come realizzare un Universo spaziale curvo, utilizzando un tessuto Spandex. La gravità viene così visualizzata e si possono costruire ipotesi e modelli persino sulle onde gravitazionali (rilevati con il sensore giroscopio di uno smartphone)!»
Nel 2015 è stato eletto miglior docente innovatore italiano 2015. Come ci si tiene aggiornati e al passo con le tecnologie?
Il telo Spandex
«Da tempo mi piace definirmi, prima che educatore e docente, un ricercatore didattico. Un docente non è colui che conosce la propria disciplina, ma è colui che possiede tutta una serie di strumenti che gli consente di accompagnare i propri studenti verso un apprendimento efficace. In ambito scientifico occorre confrontarsi con misconcetti, con nodi concettuali e stereotipi non banali. Un docente non può dire: ecco la formula, se non la capisci, studiala di nuovo! La tecnologia, in molti casi, è un ambiente di apprendimento, ma anche qui occorre fare dei distinguo. Per me viene sempre prima la progettazione e poi cerco gli strumenti migliori per poterla realizzare: non è certo utilizzando l'ultima App alla moda che si realizza una buona didattica. Fare innovazione a Scuola significa prima di tutto rispondere a bisogni educativi che sono sempre più inclusivi, collaborativi, relazionali , emotivi e strumenti quali la robotica educativa, la fabbricazione digitale possono dire molto a tal proposito!»

Per approfondire su Alfonso D'Ambrosio e sulle sue esperienze in classe:

Laboratorio (povero) di fisica

Fisica e matematica di Alfonso D'Ambrosio


Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 22 dicembre 2017


16 dicembre 2017

Addio Massimo. Alla costante ricerca del senso delle cose, anche le più insensate.

Massimo Mancini Navarino
Addio Massimo Mancini Navarino.

Oggi penso che il fatto di aver potuto lavorare, scherzare, suonare, confrontarmi con te, sia stato un grande dono.

Perché in ogni cosa che facevi ci mettevi sempre qualcosa di tuo, sempre con la consueta dose di ironia.

Ti ricordo alla costante ricerca del senso delle cose. E spesso il senso lo trovavi anche dentro le più insensate, grazie al tuo spirito libero e alla tua acuta intelligenza.

E se dove ti trovi ora puoi leggere queste parole sappi che mi hai insegnato molto anche dopo che qualcosa dentro di te si era inceppato.

Conoscerti è stato un privilegio.

Andrea

P.S. Stasera, sfogliando il tuo diario Facebook, ho ritrovato uno dei tuoi aforismi preferiti: "Non ci si accorge mai di quello che è stato fatto, ma solamente di ciò che rimane da fare" (Marie Curie)


Massimo Mancini Navarino al basso. Foto: Max Atzori

12 dicembre 2017

Dormono sulla collina. Le foto di Francesca Mu

Una selezione di foto di Francesca Mu (TeatrExma, Cagliari, 9 dicembre 2017)
Dormono sulla collina, dic. 2017 [© Francesca Mu 2017]
Dormono sulla collina, dic. 2017 [© Francesca Mu 2017]
Dormono sulla collina, dic. 2017 [© Francesca Mu 2017]
Dormono sulla collina, dic. 2017 [© Francesca Mu 2017]


Dormono sulla collina, dic. 2017 [© Francesca Mu 2017]
Dormono sulla collina: esito scenico del laboratorio avanzato condotto da Fabio Marceddu e Antonello Murgia (Teatro dallarmadio) andato in scena l'8 e il 9 dicembre 2017 nel teatro dello spazio culturale ExMà di Cagliari, liberamente tratto dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master.

Regia e messinscena: Antonello Murgia
Aiuto regia: Fabio Marceddu
Assistente: Cricri Bocchetta

Con:
Mariolina Addari
Marcello Bellu
Alessandra Boero
Sergio Casu
Carla Cocco
Fabrizia Coco
Nicola Costarellan
Elisabetta Cuccu
Emilia Gallistru
Daniela Idili
Daniela Littarru
Rita Loi
Andrea Mameli
Ornella Marelli
Maria Grazia Putzolu
Paola Sanna
Francesco Tuveri
Tiziana Vecchio


Le foto sono di Francesca Mu

07 dicembre 2017

Dormono sulla collina. TeatrExma, venerdì 8 e sabato 9 dicembre alle 21:00

Finalmente ci siamo! Venerdì 8 dicembre alle 21 e in replica sabato 9 con lo stesso orario, andrò in scena insieme agli altri allievi del laboratorio avanzato del Teatro dallarmadio all'ExMa di Cagliari con Dormono sulla collina liberamente tratto dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, esito scenico del corso condotto da Fabio Marceddu e Antonello Murgia.
Dormono sulla collina
Regia e messinscena Antonello Murgia
Aiuto regia Fabio Marceddu
Assistente Cricri Bocchetta
Con:
Mariolina Addari
Marcello Bellu
Alessandra Boero
Sergio Casu
Carla Cocco
Fabrizia Coco
Nicola Costarellan
Elisabetta Cuccu
Emilia Gallistru
Daniela Idili
Daniela Littarru
Rita Loi
Andrea Mameli
Ornella Marelli
Maria Grazia Putzolu
Paola Sanna
Francesco Tuveri
Tiziana Vecchio

La messinscena, immersa in un gioco di luci e ombre, punta a esaltare l'intensità dei racconti di Spoon River, attraverso lo studio di una recitazione essenziale, che aspira a essere onesta e credibile.
L’Antologia è un testo vivo, moderno e quanto mai attuale, che racconta le storie di esseri umani senza epoca, gli abitanti del mondo, il microcosmo che proietta nel macrocosmo l'eterno affanno umano. Non si parla di morte in questo saggio, si cerca soltanto di rievocare la magia necessaria del teatro, inteso come luogo dell'anima. Antonello Murgia e Fabio Marceddu riportano l'attenzione sul flusso vitale che si cela in ogni circostanza della vita, cercando di "tradurre" e reinterpretare il dolore, piuttosto che compiacersene, o scaraventarlo addosso agli spettatori.
TeatrExma - un teatro per tutte le stagioni nasce dalla collaborazione tra il Teatro dallarmadio e il Consorzio Camù gestore dell’EXMA, spazio che ospiterà complessivamente, sino al 25 maggio, venticinque spettacoli. TeatrExma - un teatro per tutte le stagioni ha il sostegno degli Assessorati alla cultura del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna.

Le foto di Francesca Mu

05 dicembre 2017

Sarda firma la copertina del Time (5 dicembre 2017)

La copertina del Time di questa settimana, dedicata a un servizio sulle unità speciali delle forze armate Usa, è stata illustrata da Maria Antonietta Mameli.
Nata a Cagliari nel 1969, Maria Antonietta Mameli si è trasferita a New York dove a partire dal​ 2007 ha iniziato ad affermarsi come artista. Mameli ha acquistato la sua prima macchina fotografica professionale a New York nel febbraio 2006 e da allora non ha mai spesso di esplorare l'infinito potenziale della fotografia come strumento creativo.
Maria Antonietta Mameli ha esposto ​nelle fiere internazionali d'arte più importanti del mondo:​ Parigi, Firenze, Basilea, Miami, Beijin e a New York, nella rinomata Galleria Bruce Silverstein, specializzata in fotografia d'arte, che descrive così: «L'opera riduzionista di Maria Antonietta Mameli unisce le componenti più essenziali della fotografia: luce​,​​ ombra ​​e ​forma​.​ Riducendo al minimo gli elementi compositivi​ ​delle sue immagini, Mameli non solo richiama l'attenzione sulla bellezza temporale dei suoi soggetti anonimi, ma anche sulla semplicità del mezzo. Mameli​ isola l'arte dalle minuzie della vita e la nostra comprensione di essa".
Com’è nata questa copertina del Time?
«È nata con una telefonata da parte del photo editor della redazione del TIME: mi ha spiegato che stavano lavorando a una storia sui  soldati americani e mi ha chiesto di creare un’immagine ad hoc per illustrare l'articolo. L'immagine di copertina è il risultato di tanti scatti e ore di lavoro nella mia camera oscura digitale. Questa è la terza volta che collaboro con il TIME: e ci sarà senz'altro l’opportunità di nuovi progetti in futuro».
Il photo editor le lasciava carta bianca?
Il ritratto di Maria Antonietta è di Giovanni Stefano Ghidini​
«Sì. Ho lavorato con assoluta libertà creativa, con in mente il tema della storia che sarebbe stata pubblicata sulla rivista».
Che effetto le fa questo traguardo?
«Surreale».
Questo è un riconoscimento che arriva dopo dieci anni di mostre e successi in tutto il mondo. Quali sono i prossimi obiettivi?
«Sto lavorando a diversi nuovi progetti e collaborazioni internazionali.»
Quando e come si scoperta artista?
«Quando avevo cinque anni mi piaceva giocare con la Polaroid di mia madre. La fotografia è sempre
stata dentro di me.»
Che cosa rappresentano New York e l'America in tutto questo? Una fonte d’ispirazione o qualcosa di
più?

«New York è una città magica, popolata da magiche creature. L’energia che impregna New York è palpabile e io l’ho sentita fortissima dal primo istante in cui ho posato piede a JFK airport, e continua a nutrirmi con il suo flusso incessante. L’America è tutt’oggi il paese della meritocrazia e dalle incredibili opportunità. La mia storia lo dimostra. In Italia non sarebbe mai potuta succedere.»
ANDREA MAMELI

10 novembre 2017

Fisica sognante fa rima con insegnante. Federico Benuzzi a Cagliari per il FestivalScienza 2017

Federico Benuzzi è attore, giocoliere, insegnante di matematica e fisica. Al Cagliari FestivalScienza 2017 ha portato i suoi spettacoli e la sua capacità di spiegare con semplicità. Perché una delle qualità di Benuzzi è proprio questa: far divertire e poi far capire perché ci si è divertiti.
Prima con tre mattoni da giocoliere, poi con quattro, lancia, riprende, lascia cadere, raccoglie, rilancia, riprende. Scherza: "Attrito attrito delle mie brame, da cosa dipendi nel mio reame?".
E poi spiega: l'attrito è causato da microsaldature presenti fra le superfici a contatto.
La Sala delle Mura dello spazio culturale Il Ghetto è piena: non c'è una sedia libera. Studenti e professori seguono le battute dell'attore, i movimenti del giocoliere e le parole dell'insegnante.
E così le tre figure si fondono in una sola. Lui ne è consapevole e lancia alcuni messaggi nella bottiglia: galleggeranno nelle menti dei ragazzi finché sarà il momento di spaccare il vetro e leggere il contenuto.
"Quando studiate state sviluppando intelligenze per sfidare il mondo. E ricordatevi che anche le materie che non ci piacciono sono utili perché ci aiutano a capire le regole del mondo".


Il pubblico si diverte e Benuzzi alza il tiro: coinvolge alcuni ragazzi guadagnando ulteriore attenzione, in particolare quando porta in scena il suo monociclo e salta un ragazzo sdraiato a terra. Spiega l'equilibrio, mostra un video con strabilianti evoluzioni in sella al monociclo. Scherza: "Ombelico, i pugliesi lo chiamano baricentro".
Benuzzi non si limita a mostrare come sa usare bene il monociclo ma spiega con chiarezza come funziona: il pedale, la ruota, l'altezza della sella.


Poi accade qualcosa che altri, al suo posto, avrebbero fatto finta di non vedere. Un ragazzo strappa un capello a una ragazza. Benuzzi vede, si ferma, si rivolge prima al ragazzo per una breve ma intensa sgridata e poi al professore e gli chiede di allontanarlo. Il tutto dura pochi secondi. La lezione di educazione civica (quella materia introdotta nella scuola italiana da Aldo Moro nel 1958 e cancellata dalla "Riforma Gelmini" nel 2011) sarà sicuramente recepita.
Si passa poi al diablo (non dallo spagnolo diavolo ma dal greco "lanciare attraverso") e qui il palcoscenico è tutto per il giocoliere.



Ma poi il fisico si riprende la scena e spiega quali sono le regole che governano il comportamento di questa sorta di clessidra posata su una corda: regole non semplici, come non sono semplici le traiettorie e i movimenti del diablo.





Benuzzi - che illustra la fisica del diablo nel suo manuale di giocoleria in formato Kindle: "Giocolieri si diventa" - spiega chiaramente come funzionano le cose che porta sul palcoscenico e diffida dal farne un uso spericolato.
Dopo un'ora e mezza di conferenza-spettacolo o meglio di lezione-spettacolo è il momento delle domande.
Un ragazzo chiede: "cosa provi quando sei sul palco?" e lui: "mi piace quando la battuta che ho preparato fa ridere e quando il mio gesto, provato e riprovato, fa applaudire il pubblico".
Poi il ragazzo si scusa, evidentemente teme di aver posto un quesito sciocco.
E Benuzzi intuisce e risponde, forse parafrasando don Milani: "Non esistono domande sciocche, ma possono esistere risposte superficiali".

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 11 novembre 2017

Saper(e) Comunicare. Fabrizio Piredda e Andrea Mameli: la Scienza nella Pubblicità

Che rapporto c'è tra Pubblicità e Scienza?
Questa è la domanda che ci siamo posti io e Fabrizio.
E da questa domanda è nato il seminario che abbiamo proposto il 9 novembre 2017 al Cagliari FestivalScienza.
Nella sua storia la pubblicità ha sempre usato la reputazione connessa con alcune professioni o organizzazioni o categorie di pensiero, per dare forza al suo messaggio.
Nel 1938 la rivista scientifica British Medical Journal pubblicò la lettera di un lettore, intitolata “Science in Advertising”, nella quale si criticava con forza l’uso di termini medico-scientifici a scopo pubblicitario.
Chi predispone una campagna pubblicitaria ha bisogno di dare spessore al suo messaggio inserendo parole e immagini legate in grado di fornire un supporto di autorevolezza scientifica. Per evitare un uso scorretto di queste parole e di queste immagini sono state adottate regole severe: scienziati e medici ‘veri’ non potevano fare pubblicità, ma era vietato anche l’uso di camici, ambienti di lavoro, strumenti che richiamavano troppo da vicino la ricerca scientifica e il mondo scientifico e medico-sanitario. Questo costrinse i pubblicitari a rappresentare in modo creativo ciò che non era possibile mostrare direttamente. Ma non fu mai imposto alcun limite all’utilizzo della parola ‘Scienza’ o di termini scientifici.
Qualche paletto, in Italia, lo impone il decreto legislativo n. 145 del 2 agosto 2007 (emanato in attuazione dell'articolo 14 della direttiva 2005/29 della Comunità Europea che modifica la direttiva 84/450/CEE sulla pubblicità ingannevole), che definisce come pubblicità qualunque forma di messaggio che sia diffuso, nell’esercizio di una attività economica, allo scopo di promuovere la vendita o il trasferimento di beni mobili o immobili, oppure la prestazione di opere e servizi. Secondo questo decreto la Pubblicità deve essere: veritiera, riconoscibile e non ingannevole.
Il decreto legislativo 145/2007 classifica la pubblicità come ingannevole quando è in grado di indurre in errore o quando è idonea a ledere un concorrente.
La sentenza numero 5000 del 2011 del Consiglio di Stato afferma: "La pubblicità è ingannevole se induce il consumatore in errore o lo confonde influenzando la sua libera scelta".
Una pratica commerciale è scorretta quando, in contrasto con il principio della diligenza professionale, falsa o è idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio che raggiunge o al quale è diretta.
Le prariche scorrette fioccano. E non da oggi.
Un esempio che abbiamo portato è quello della Red Bull, condannata per pubblicità ingannevole in Usa e in Italia e per l’uso improprio di reportistica medico-scientifica a supporto dei presunti ‘benefici’ della bevanda.
Chi ha fatto causa indicava la mancanza di supporto scientifico delle affermazioni “mettere le ali” e “dare la carica” che darebbero ai consumatori l’impressione, solo apparente, di ricevere un rafforzamento psico-fisico. Nel 2009 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha definito scorretta la diffusione di un pieghevole “Red Bull – energy drink” che promuoveva il consumo della bevanda anche per fronteggiare stati di sonnolenza alla guida, utilizzando espressioni quali “il compagno di viaggio ideale per chi percorre lunghi tragitti” e “se gli occhi si chiudono e la strada verso casa sembra interminabile, è ora di ascoltare un po’ di buona musica ritmata e rinfrescare la mente con una lattina di Red Bull". L’Autorità, anche in considerazione del ravvedimento operoso del professionista, il quale aveva cessato la distribuzione dei volantini, ha applicato una sanzione amministrativa pecuniaria di 80 mila euro.
Al FestivalScienza abbiamo mostrato un altro caso in cui era coinvolta la Red Bull: dopo l'intervento dell'Autorità Garante il messaggio contenuto nel sito è stato modificato:

Un caso più recente riguarda il pronunciamento del TAR del Lazio (del 3 gennaio 2017) secondo il quale è legittimo il provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha inflitto a ditte produttrici di chewing gum una sanzione per pratica commerciale scorretta, per i messaggi promozionali incentrati sui benefici salutistici derivanti dal consumo degli stessi, specificamente per l’igiene orale e dentale: antitartaro, anticarie e antiplacca.
Messaggi che sembrano suggerire una sostanziale equivalenza dell’uso delle gomme da masticare pubblicizzate rispetto all’utilizzo dello spazzolino e del dentifricio e all’intervento del dentista, senza fornire adeguato sostegno con prove scientifiche.
Un altro esempio molto suggestivo, di cui abbiamo parlato il 9 novembre, riguarda lo spot della Land Rover in cui si parla di "una variante genetica, nota come DRD4-7R, presente in una persona su quattro, nota comunemente con il nome di Gene dell’Avventura: la variante rende le persone curiose, vogliose di andare oltre i confini e, se possibile, ancora più lontano".
Lo spot è molto bello e il gene esiste davvero, ma realtà complesse come la alla curiosità e il desiderio di avventura non si possono ridurre a un singolo gene.
Lo spiega molto bene David Dobbs in un articolo pubblicato nel 2013 su National Geographic Italia: L'inquietudine dei geni: "in effetti esiste una mutazione genetica di cui si parla spesso quando si affrontano questi temi: è una variante del gene DRD4, che serve a controllare la dopamina, un neurotrasmettitore prodotto dal cervello che ha un ruolo importante nei meccanismi dell’apprendimento e della ricompensa. La variante, di cui è portatore circa il 20 per cento degli esseri umani, si chiama DRD4-7R, e diversi studi la associano alla curiosità e all’irrequietezza."

Il 9 novembre abbiamo concluso ricordando che in pubblicità è lecito avvalersi di dati scientifici solo se veritieri. Sembra banale, eppure non sempre accade.
Violare questa condotta è profondamente scorretto: si tratta di una presa in giro che in qualche caso può determinare conseguenze spiacevoli.
Chiunque può richiedere l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per segnalare casi di pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette.

In fondo la pubblicità quando ci emoziona e ci tocca nel profondo può influenzare le nostre scelte. Per questo un pizzico di consapevolezza, razionale, non guasta.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 10 novembre 2017


Fabrizio Piredda e Andrea Mameli (Cagliari 9 novembre 2017)

09 novembre 2017

Pier Luigi Gaspa a Cagliari: dai fumetti a Marie Curie

Pier Luigi Gaspa, biologo prestato ai fumetti e mai restituito, è ospite del Cagliari FestivalScienza2017. Ho avuto il piacere di intervistarlo due volte: prima per Linguaggio Macchina e poi per Radio X. Ecco la prima intervista.

Gaspa, Zurru, Mameli a Radio X (9 novembre 2017). Foto: Davide Cabras

Pier Luigi Gaspa è a Cagliari. A cosa dobbiamo questa presenza?
«Sono a Cagliari perché perché sono stato invitato al FestivalScienza a presentare il mio libro "Madame Curie. Indipendenza e modernità" e ho scoperto con piacere che esiste un felicissimo connubio tra il festival della scienza e un festival del fumetto, che cerca di unire questi due modi di raccontare l'esistenza.»

Questo libro non tratta tanto la straordinaria avventura scientifica di questa donna quanto la sua esperienza umana. Perché indipendenza e modernità?
«Stiamo parlando di una donna che ha vissuto a cavallo tra due secoli durante i quali si sono stati parecchi cambiamenti ma che erano comunque indietro in parecchie cose. Indipendenza perché in quel periodo la donna di indipendenza ne aveva pochissima. Lei invece riesce a fare un sacco di cose: lavora, si sposta dalla Polonia alla Francia, si laurea in un periodo in cui le donne laureate erano pochissime, riesce a intraprendere un corso di studi che ha cambiato il nostro mondo. Perché questi studi hanno portato alla scoperta della radioattività e quindi a tutto quello che è nato in seguito. Modernità perché il suo atteggiamento verso il mondo era molto moderno e lei ha vissuto continuamente infrangendo tabù. Madame Curie è stata la prima donna a vincere un Nobel, è stata la prima donna a vincerne due, è stata la prima donna a insegnare alla Sorhona, violando una serie di preconcetti che erano tipici dell'epoca».

Come evolve il fumetto in relazione alla comunicazione della scienza?
«I fumetti, come altri medium dell'immagine, sono delle spungne: assorbono quelli che sono gli umori dell'epoca e li ritrasmettono sotto forme diverse. La scienza sì può raccontare con i fumetti per la loro immediatezza nel rappresentare concetti e personaggi. Il concetto scientifico trasmesso per mezzo dei fumetti viene veicolato meglio perché questo abbatte le difese. Esiste un autore che vi posso consigliare: Keno Don Hugo Rosa, noto Don Rosa (Zio Paperone: L'incerdibile avaro minuaturizzato; Sistema Solare in Zio Paperone: L'attacco delle orribili creature spaziali)».

Ed ecco la seconda intervista (alla quale si riferisce la foto pubblicata sopra):
150 anni di modernità: intervista radiofonica a Pier Luigi Gaspa e Alessia Zurru (Radio X, 9 novembre 2017)

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 9 novembre 2017

Anche fumetti al Cagliari FestivalScienza (4 novembre 2008)
 
Viva la scienza che vive tra le nuvole (L'Unione Sarda, 12 maggio 2008)

Il mondo scientifico di Don Rosa (Gianluigi Filippelli, 14 ottobre 2012)

06 novembre 2017

Lucca Comics & Games 2017: la fantasia al potere

Non è facile descrivere una grande manifestazione (240 mila biglietti venduti in cinque giorni), che è contemporaneamente una festa, una gigantesca mostra interattiva e un'occasione (spesso unica) per sentire dal vivo una varietà di autori di altissimo livello, da Robert Kirkman (The walking dead) a Licia Troisi. In una parola un grosso evento culturale. Ho detto culturale?
Sì, ne sono sono convinto: Lucca Comics & Games è un evento culturale.
Perché Cultura - come ha scritto Giacomo Brunoro su Sugarpulp Magazine il 4 novembre 2013- «è anche il giocare, Cultura è riflessione consapevole sul mondo, Cultura è una visione che unisce passato, presente e futuro, Cultura è evoluzione, Cultura è divertimento, Cultura è anche un disegnatore che passa le sue giornate ad incontrare i suoi lettori e a disegnare per loro, Cultura è un bagaglio di esperienze, di saperi e di conoscenze che vengono condivise, è un flusso continuo e vivo di energie, di persone, di vitalità.»
Di sicuro posso testimoniare tre cose: il clima sereno (mai vista tanta gente allegra tutta insieme), l'organizzazione impeccabile (tutto sembra pensato con cura), la ricchezza della proposta (mostre da vedere, seminari da ascoltare, videogame da provare, cosplay da esibire).
Ma c'è un altro aspetto che vorrei evidenziare: la qualità del pubblico. E non solo, come scrivevo prima, per la sua allegria. Per me la qualità del pubblico la esprime anche la sua capacità di assorbire un grande numero di fasce d'età, con proposte diversificate.
Inoltre quello di Lucca mi sembra l'unico festival italiano autenticamente internazionale e realmente multimediale (dove con multimediale intendo una molteplicità di mezzi espressivi che raramente si incontra altrove).
La 51ª edizione di Lucca Comics & Games sarà ricordata anche per l'annuncio, da parte del Comune di Lucca e della società che organizza l'evento (Lucca Crea srl), del Lucca Expo Comics Museum: un nuovissimo museo del fumetto che sarà anche un luogo di sviluppo della creatività
Per la realizzazione di questo progetto l’amministrazione comunale può contare su 7 milioni di euro per realizzare un progetto si sviluppa attorno alle esposizioni (permanenti e temporanee), uno spazio autori, un’area di lavoro attrezzata, una foresteria e uno spazio di aggregazione accessibile anche senza biglietto.
E pensare che tutto è nato (come me) nel 1965, con il Salone internazionale dei comics, del cinema d’animazione e dell’illustrazione (prima a Bordighera e un anno dopo a Lucca.
Oggi Lucca Comics and Games, per impatto economico, presenze e biglietti venduti (56 milioni di euro solo da questa voce, nel 2016, contando vitto, alloggio, acquisti all'interno e all'esterno) è una delle principali manifestazioni europee dell’intrattenimento.
Intanto si pensa già al futuro: sono pronte le date per l'edizione 52, da mercoledì 31 ottobre a domenica 4 novembre 2018.  



Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 6 novembre 2017

30 ottobre 2017

Futuro, lavoro, giovani. Parole incerte e opere possibili (Il lavoro che vuole la Sardegna, ottobre 2017)

Futuro, lavoro, giovani. Parole incerte e opere possibili
(Il lavoro che vuole la Sardegna, ottobre 2017) 

Se dovessimo indicare con un solo aggettivo la cifra principale del tempo attuale forse quello più adatto sarebbe incerto. Ma non è solo l’incertezza il tratto tipico dell’oggi: è necessario sottolineare la rapidità dei processi di cambiamento e di trasformazione.
Lo ha fatto anche Papa Francesco in Laudato_sì (cap. 18): «La continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, in quella che in spagnolo alcuni chiamano “rapidación” (rapidizzazione). Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica.»
E più recentemente sempre Papa Francesco, si rivolge al mondo in questi termini: «Questo cambiamento epocale è stato causato dai balzi enormi che, per qualità, quantità, velocità e accumulazione, si verificano nel progresso scientifico, nelle innovazioni tecnologiche e nelle loro rapide applicazioni in diversi ambiti della natura e della vita.» Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 2013 (cap. 70).

Se già nell’enciclica sociale di Papa Leone XIII del 1891, Rerum Novarum, si iniziano a prendere in considerazione «i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell’industria», è nell’enciclica di Giovanni Paolo II del 1981, Laborem Exercens, che troviamo il primo vero elogio della tecnologia (definita in quel testo «alleata del lavoro»): «Non soltanto nell'industria, ma anche nell'agricoltura, siamo testimoni delle trasformazioni rese possibili dal graduale e continuo sviluppo della scienza e della tecnica.»
Tutto rose e fiori? Certamente no. Proprio Karol Wojtyła ha chiari anche i possibili rischi: «È un fatto, peraltro, che in alcuni casi la tecnica da alleata può anche trasformarsi quasi in avversaria dell'uomo, come quando la meccanizzazione del lavoro “soppianta” l'uomo, togliendogli ogni soddisfazione personale e lo stimolo alla creatività e alla responsabilità; quando sottrae l'occupazione a molti lavoratori prima impiegati, o quando, mediante l'esaltazione della macchina, riduce l'uomo ad esserne il servo.»
Nel 2009 Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate si spinge oltre e introduce la tecnocrazia tra i rischi dell’oggi, tempo dominato dall’avidità e dalla rapidità: «Riconosciamo pertanto che erano fondate le preoccupazioni della Chiesa sulle capacità dell'uomo solo tecnologico di sapersi dare obiettivi realistici e di saper gestire sempre adeguatamente gli strumenti a disposizione. Il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato ad un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo. L'esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà.» (cap. 21).
E non finisce qui. Per Joseph Ratzinger «Lo sviluppo tecnologico può indurre l'idea dell'autosufficienza della tecnica stessa quando l'uomo, interrogandosi solo sul come, non considera i tanti perché dai quali è spinto ad agire. È per questo che la tecnica assume un volto ambiguo. Nata dalla creatività umana quale strumento della libertà della persona, essa può essere intesa come elemento di libertà assoluta, quella libertà che vuole prescindere dai limiti che le cose portano in sé. Anche quando opera mediante un satellite o un impulso elettronico a distanza, il suo agire rimane sempre umano, espressione di libertà responsabile. La tecnica attrae fortemente l'uomo, perché lo sottrae alle limitazioni fisiche e ne allarga l'orizzonte. Ma la libertà umana è propriamente se stessa solo quando risponde al fascino della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale. Di qui, l'urgenza di una formazione alla responsabilità etica nell'uso della tecnica.» (cap. 70)
Il nodo centrale è proprio questo: ogni processo di innovazione tecnologica può introdurre miglioramenti estremamente significativi nella vita delle persone ma nel contempo può contenere elementi negativi. Discernere in maniera obiettiva tra le opportunità e i rischi di questo processo è il principale obiettivo se si intende analizzare a fondo il tema del lavoro in un futuro (molto) prossimo. Gli esempi sono numerosi. Nella fabbrica più grande del mondo per numero di addetti, la Foxconn Electronics, che opera a Taiwan e assembla gli Iphone per conto della Apple, l’introduzione dei robot nelle catene di assemblaggio ha portato alla riduzione degli operai da 110 mila a 50 mila.
L’interrogativo riverbera anche nella cosiddetta industria 4.0 termine coniato dalla National Academy of Science and Engineering in Germania (ribattezzato recentemente in Italia impresa 4.0) viene intesa la gamma di trasformazioni, causate dall’unione di digitalizzazione e automazione, che stanno investendo tutti i settori dell’economia: comunicazione, produzione, trasporti e consumi. Anche questo nuovo scenario è fatto di pro e contro. Pro: migliore ergonomia dei processi produttivi e più efficienza. Contro: gli umani rischiano di essere ridotti a semplici controllori delle attività svolte dai robot.
Su questo punto interviene con estrema attenzione l’Instrumentum laboris della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani: “Si tratta allora di sviluppare algoritmi di verifica indipendenti (cioè, affidati ad enti terzi certificatori) che, quantificando e certificando questa capacità di intuizione, intelligibilità, adattabilità e adeguatezza degli obiettivi del robot, tutelino la persona e il suo valore negli ambienti misti uomo-robot.” [Instrumentum Laboris].

Il dubbio è di quelli facili da porre ma non altrettanto da risolvere: l’automazione e la robotizzazione creano tanti posti di lavoro quanti ne cancellano? Non solo è la principale preoccupazione con la quale Barack Obama ha dato addio alla Casa Bianca, ma è anche un punto centrale del rapporto McKinsey 2017 A Future that Works: Automation, Employment, and Productivity il 49% dei lavori svolti oggi nel mondo potrebbe essere a rischio per colpa dell’automazione. Per decenni le tecnologie si sono limitate a sostituire la forza fisica o a migliorare la rapidità di esecuzione, ma l’intelligenza artificiale ci porterà presto macchine in grado di sostituire complesse funzioni concettuali. Già ora nel campo del pattern recognition (il riconoscimento delle forme) stanno vincendo le macchine, noi umani restiamo imbattibili nella creatività e in quella che viene denominata care economy (le professioni orientate a soddisfare i bisogni sociali, come la cura delle persone anziane e quelle con disabilità).
E la cosiddetta economia delle piattaforme o gig economy in tutto questo che ruolo gioca? Questo sistema di intermediazione, definito da alcuni “l’economia dei lavoretti”, si basa sulla gestione avanzata (e in gran parte automatizzata) dei dati, allo scopo di fornire un luogo (digitale) entro cui garantire i contatti tra domanda e offerta, che consente di effettuare prestazioni di lavoro in maniera quasi del tutto svincolata dalla distanza (e in alcuni casi anche dalla sincronizzazione temporale) e permette di erogare compensi basati su tariffe stabilite preventivamente.
Si tratta generalmente di lavori da svolgere in ritagli di tempo, a casa, con poche risorse, da cui l’appellativo di lavoretti. La visione critica sottolinea che la precarietà è il connotato principale di queste prestazioni, unitamente all’assenza di tutele, alla scarso o nullo riconoscimento dello status di lavoratore, alla quasi completa assenza di certificazioni di qualità, alla possibilità di essere esercitate completamente in nero.
Qui si affaccia ancora una volta un monito dell’enciclica Laudato sì (cap. 20): la ricerca del profitto a breve termine e l’introduzione non ragionata della tecnologia possono portare verso la cultura dello scarto. Uno scarto non più delle merci, ma delle persone e delle loro competenze.

Secondo il rapporto McKinsey con le tecnologie attuali solo 5 mestieri sono destinati a essere totalmente sostituiti dalle macchine, e la metà di tutte le attività retribuite potrebbe essere potenzialmente automatizzata. Lo studio conferma un dato che da sempre accompagna l’automazione: accanto alla scomparsa di posti di lavoro si registrerà una crescita della produttività a livello globale con un tasso compreso fra 0,8 e 1,4% all’anno.
L’innovazione di prodotto, quella che migliora e avvicina sempre più i prodotti alle esigenze dei consumatori, in generale, a parità di fattori produttivi, apporta un aumento della domanda (da cui discende spesso un incremento occupazionale) e del reddito (che generalmente si traduce in aumento del benessere delle persone).
L’innovazione di processo, ovvero i cambiamenti dei processi produttivi che puntano al miglioramento dell’efficienza della catena produttiva, portano a ridurre il fabbisogno di fattori produttivi e questo spesso si traduce in calo dei posti di lavoro.
L’ottimismo della ragione ci porterebbe a considerate che per ogni posto di lavoro cancellato vi è qualcosa che viene creato (più ricchezza, nuove necessità di competenze). Ma il sano realismo ci spinge a temere che i posti cancellati potrebbero essere anche quelli che richiedono nuove (e in molti casi maggiori) competenze.
Allora cosa dobbiamo consigliare ai nostri figli? Non solo di essere competenti. Ma anche di essere pronti ad adattarsi ai cambiamenti. In quest’ottica i settori ritenuti più pronti alla crescita sono quelli legati alla care economy, alla prevenzione ambientale, alla riqualificazione delle periferie urbane, all’integrazione etnica e culturale, alla gestione della sicurezza. Senza dimenticare la valorizzazione del patrimonio culturale e la sua fruizione e accessibilità e la ricerca scientifica, in tutti gli aspetti legati alla salute, all’energia e alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: big data, blockchain e criptovalute (sistemi decentralizzati per registrare le transazioni e garantirne l’immutabilità nel tempo, eliminando la necessità di terze parti che autorizzino le transazioni stesse); la Internet of Things (l’internet delle cose) che si sta trasformando nell’internet di tutte le cose (Internet of Everything). L’elettronica indossabile. La realtà aumentata.
Ma, come consiglia lo stesso Papa Francesco in Laudato sì (cap. 15) per «dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale» è indispensabile pensare anche al lavoro “non tecnologico”. Ed ecco che l’agricoltura, non necessariamente senza innovazione, può riacquistare la sua primaria posizione in seno alle professioni da consigliare ai nostri figli.
In fondo la questione non è se schierarsi tra gli apocalittici o gli integrati ma se si è in grado di comprendere i cambiamenti oppure no.
Se si è capaci di cogliere creativamente le opportunità nascoste dietro le crisi o se ci ferma immobili a guardarle.
Se si impara a trasformare le diversità in humus o se le si considera terra arida.

 
Andrea Mameli

29 ottobre 2017

Con Gianni Morandi, sull'Isola di Pietro

L'isola di Pietro, terza puntata (Canale 5, ottobre 2017)
Oggi va in onda l'ultima puntata della serie tv nella quale ho avuto l'onore di lavorare: L'isola di Pietro.
Gianni Morandi alla festa del primo ciak (sett. 2016)
Ricordo nitidamente l'annuncio del casting ("Si cercano attori e comparse in Sardegna per una nuova serie televisiva prodotta da Lux Vide Spa"), il provino del luglio 2016 (nella sede di Mommotty a Cagliari) e la telefonata di Laura Biagini (il 4 agosto): "Siediti che ti devo dare una notizia importante. Sei stato scelto!"...
Poco più di un mese dopo ero a Roma, convocato dalla Lux Vide per provare i vestiti di scena.
Poi, tra settembre e ottobre 2016, una serie di chiamate per le riprese, soprattutto sull'Isola di San Pietro (un luogo incantato, di cui mi sono innamorato a 13 anni e non ho mai smesso di amare).
Così ho avuto il privilegio di lavorare accanto a una grandissima attrice, Maria Rosaria Russo. E ho avuto il piacere di scoprire la professionalità, la simpatia e la positività di Cristian Cocco.
Ma la sorpresa più grande di tutta questa storia è stata trovarmi a lavorare sul set insieme a Gianni Morandi. Non me lo sarei mai immaginato. E invece è successo.
Indimenticabile.

Andrea Mameli, 29 ottobre 2017

P. S. Con Luisa Massidda, Infermiera Maria nella serie, abbiamo discusso a lungo della grande opportunità che ci è capitata con L'isola di Pietro. Per entrambi la recitazione non è l'attività principale, quindi esserci aveva un sapore particolare.




L'isola di Pietro. Set della quarta puntata. Spiaggia La Bobba, ott. 2016. Foto: Fabrizio De Blasio
L'isola di Pietro. Quarta puntata.
L'isola di Pietro. Quarta puntata.

28 ottobre 2017

Laboratorio di cucina sostenibile per bambini da 3 a 6 anni. ExMà Cagliari 29 ottobre

ExMà (Exhibiting and Moving Arts, Via San Lucifero 71, Cagliari) nell'ambito del ciclo Cervello che pensa, cervello che fa: Laboratorio di Cucina Sostenibile per bambini da 3 a 6 anni, Domenica 29 ottobre 2017.
Il laboratorio sarà condotto da Raffaelangela Pani (Scuola di Pasta) che insegnerà a preparare la pasta semplice a partire da due soli ingredienti: acqua e semola di grano duro.
Contemporaneamente verrà illustrato il funzionamento del forno solare "Mameli I", con una dimostrazione di cottura.

P.S. Il 29 ottobre il forno solare ha svolto egregiamente 
il suo compito, cuocendo i culurgionis con l'energia del sole
Culurgionis solari all'ExMà (Andrea Mameli)


Forno solare all'ExMà (Andrea Mameli)
Forno solare all'ExMà (Andrea Mameli)
La temperatura raggiunta all'interno del forno solare durante la dimostrazione all'ExMà (Andrea Mameli)

25 ottobre 2017

Gli spettacoli del Cagliari FestivalScienza 2017

Gli spettacoli del Cagliari FestivalScienza 2017:
  • l'8 novembre alle 12:00 e alle 15:00 Exmà (Foyer) Via S. Lucifero 71, Cagliari va in scena lo spettacolo: “Show food: quale sarà la nostra alimentazione nel futuro?”, di Pina Rosa e Lina Deplano con gli allievi del Liceo Pitagora di Selargius e i ragazzi extracomunitari seguiti dal COSAS (Comitato Sardo di Solidarietà). Età: 11 - 15 anni.
  • il 9 novembre alle 11:00 e alle 19:00 Teatro Massimo, Viale Trento 9 a Cagliari, spettacolo: “Scrivere il Futuro” uno spettacolo di Teatro Scienza e Nuove Tecnologie “Compagnia Kyber Teatro”.
  • il 9 novembre alle 11:45 e alle 15:00 Il Ghetto (Sala delle Mura) Via Santa Croce 18 a Cagliari: “Dr. Molecula: Magic or Science?”, spettacolo (in lingua inglese) a cura di Ori Weyl (Israeli artist).
  • il 10 novembre alle 11:00 Teatro Massimo, Viale Trento 9 a Cagliari, spettacolo: “STARLIGHT settemillimetridiuniverso”, di e con Filippo Tognazzo prodotto da Zelda Teatro in collaborazione con l’INAF.
  • il 10 novembre alle 12:00 e alle 15:00 ExMà (Sala conferenze) Via S. Lucifero 71 a Cagliari, lo spettacolo: “Macramè” Pièce teatrale curata da M. Bonaria Zandara (ANISN Sardegna), Alessandro Gervasi e Marina Floris, Istituto Comprensivo di Dolianova. Per tutti.
  • il 18 novembre alle 11:30 al Teatro Eliseo di Nuoro, in collaborazione con Sardegna Teatro, conferenza dal titolo Vampiri, fantasmi e mutanti, le metafore per parlare del neutrino

24 ottobre 2017

Alcune immagini della conferenza stampa di presentazione del Cagliari FestivalScienza 2017

Oggi alla MEM di Cagliari è stata presentata la decima edizione del Cagliari FestivalScienza 2017
#Scienzafutura Giuseppe Dessena (Assessore Regionale Pubblica Istruzione)
#Scienzafutura intervento di Paolo Frau (Assessore Comunale alla Cultura)
#Scienzafutura intervento di Carla Romagnino (Presidente comitato organizzatore)


Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 24 ottobre 2017