«I sardi? Eccellenza del Cern» (3 novembre 2018)
Come un'isola nell'isola. È la Sardegna dentro il Cern, il più grande laboratorio del mondo di fisica delle particelle che si trova al confine tra Svizzera e Francia alla periferia ovest della città di Ginevra. Un’isola, per niente isolata, composta dalle ricercatrici e dai ricercatori sardi che popolano la comunità internazionale impegnata a scavare nei più profondi segreti dell'atomo.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Cardini, Primo Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) Sezione di Cagliari e responsabile, per Cagliari, dell'esperimento LHCb, che si svolge nell’acceleratore installato nel sottosuolo di Ginevra, il Large Hadron Collider.
Cardini il 6 novembre alle 20 terrà una conferenza, organizzata dal Rotary Club Quartu Sant’Elena, al Caesar’s Hotel: “La Sardegna al CERN - Storie e attività degli scienziati sardi nel più grande laboratorio di ricerca del mondo”.
Cardini, quanta Sardegna c'è al CERN?
«Parecchia. Grazie all'Università di Cagliari e alla locale Sezione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare c'è una partecipazione importante a due grandi esperimenti, LHCb e ALICE, che sfruttano la collisione tra particelle di altissima energia nel Large Hadron Collider. Questa "Scuola Cagliaritana" ha preparato molti giovani che ora hanno un posto di lavoro nella Ricerca in varie parti d’Europa: Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Italia.»
Che cosa fate al Cern?
«I ricercatori Sardi hanno costruito componenti importanti degli esperimenti LHCb e ALICE: rivelatori di particelle, circuiti integrati necessari per l'acquisizione dei dati, schede di elettronica per il controllo dei rivelatori e per l'elaborazione degli stessi dati. Abbiamo poi contribuito alla scrittura del software necessario per fare funzionare questi esperimenti. Inoltre ci occupiamo di analizzare i dati che acquisiamo dal 2009 e che continuiamo a raccogliere. Nel 2019 e nel 2020 i nostri ricercatori saranno impegnati nella realizzazione di importanti migliorie nei rispettivi apparati sperimentali.»
Quanti siete?
«Siamo 30 fisici e ingegneri e 5 tecnici. E da qualche anno siamo in leggera crescita. L’anno scorso l'INFN di Cagliari ha assunto due nuovi ricercatori: una ragazza e un ragazzo, tutti e due bravissimi, che alcuni anni fa erano studenti della nostra Università. Dopo il Dottorato all'estero, in Germania e Gran Bretagna hanno partecipato a un concorso nazionale indetto dall’INFN e sono risultati tra i vincitori, poi hanno scelto di tornare a Cagliari a lavorare con noi. Voglio far notare che avrebbero potuto prendere servizio in qualsiasi altro posto in Italia dove c'è l'INFN, ma sono voluti tornare a Cagliari perché qui hanno visto delle importanti possibilità per la loro crescita scientifica. Una grande soddisfazione per tutti noi.»
Un giorno avremo un Nobel per la fisica sardo?
«Perché no? I nostri giovani sono bravissimi e estremamente ben preparati. I nostri colleghi stranieri ce li invidiano e spesso ce li "prendono" al Dottorato o con un posto di lavoro subito dopo. Ma ogni tanto riusciamo a offrir loro la possibilità di tornare. In ogni caso lavoriamo in un ambiente, quello del CERN, in cui tutti hanno uguali probabilità di successo scientifico.»
Quante cose sono nate al Cern, come il World Wide Web, in cui il primo sito italiano fu creato nel 1993 proprio a Cagliari, al CRS4?
«Si, il CERN aveva sviluppato il WEB nei primi anni 90 per uso interno - per permettere ai componenti di un gruppo di lavoro di scambiarsi le informazioni - e ricordo infatti che lo usavamo già nell'esperimento al quale ho lavorato dal 1990 al 1994 (“NOMAD”: esperimento per la ricerca delle oscillazioni dei neutrini). Ora tutti usiamo il WEB. Un altro dispositivo nato al CERN sono i touchscreen, sviluppati per il controllo di uno degli acceleratori. Anche quelli li usiamo tutti ora, negli smartphone? E ancora, la tecnologia degli acceleratori di particelle, sviluppata anche al CERN, ci ha anche permesso di costruire il Centro Nazionale di Terapia Oncologica di Pavia, dove si curano i tumori bombardandoli con fasci di protoni e ioni. E tante altre cose ancora...»
Quali saranno le prossime scoperte in cui saranno coinvolti dei sardi?
«I ricercatori dell'esperimento Alice cercano un nuovo stato della materia chiamato Quark-Gluon Plasma. In LHCb vogliamo comprendere le differenze tra la materia e l’antimateria e vedere se esistono dei nuovi fenomeni che vanno oltre quello che conosciamo oggi, il cosiddetto "Modello Standard". Stiamo continuando a lavorare all'analisi dati raccolti dal 2009. Con l'upgrade che faremo nel 2019 e nel 2020 riusciremo a raccogliere dati più accurati e sempre più velocemente per fare misure sempre più precise. Come si dice in inglese stay tuned: restate in ascolto!»
Andrea Mameli
Ne abbiamo parlato con Alessandro Cardini, Primo Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) Sezione di Cagliari e responsabile, per Cagliari, dell'esperimento LHCb, che si svolge nell’acceleratore installato nel sottosuolo di Ginevra, il Large Hadron Collider.
Cardini il 6 novembre alle 20 terrà una conferenza, organizzata dal Rotary Club Quartu Sant’Elena, al Caesar’s Hotel: “La Sardegna al CERN - Storie e attività degli scienziati sardi nel più grande laboratorio di ricerca del mondo”.
Cardini, quanta Sardegna c'è al CERN?
«Parecchia. Grazie all'Università di Cagliari e alla locale Sezione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare c'è una partecipazione importante a due grandi esperimenti, LHCb e ALICE, che sfruttano la collisione tra particelle di altissima energia nel Large Hadron Collider. Questa "Scuola Cagliaritana" ha preparato molti giovani che ora hanno un posto di lavoro nella Ricerca in varie parti d’Europa: Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Italia.»
Che cosa fate al Cern?
«I ricercatori Sardi hanno costruito componenti importanti degli esperimenti LHCb e ALICE: rivelatori di particelle, circuiti integrati necessari per l'acquisizione dei dati, schede di elettronica per il controllo dei rivelatori e per l'elaborazione degli stessi dati. Abbiamo poi contribuito alla scrittura del software necessario per fare funzionare questi esperimenti. Inoltre ci occupiamo di analizzare i dati che acquisiamo dal 2009 e che continuiamo a raccogliere. Nel 2019 e nel 2020 i nostri ricercatori saranno impegnati nella realizzazione di importanti migliorie nei rispettivi apparati sperimentali.»
Quanti siete?
«Siamo 30 fisici e ingegneri e 5 tecnici. E da qualche anno siamo in leggera crescita. L’anno scorso l'INFN di Cagliari ha assunto due nuovi ricercatori: una ragazza e un ragazzo, tutti e due bravissimi, che alcuni anni fa erano studenti della nostra Università. Dopo il Dottorato all'estero, in Germania e Gran Bretagna hanno partecipato a un concorso nazionale indetto dall’INFN e sono risultati tra i vincitori, poi hanno scelto di tornare a Cagliari a lavorare con noi. Voglio far notare che avrebbero potuto prendere servizio in qualsiasi altro posto in Italia dove c'è l'INFN, ma sono voluti tornare a Cagliari perché qui hanno visto delle importanti possibilità per la loro crescita scientifica. Una grande soddisfazione per tutti noi.»
Un giorno avremo un Nobel per la fisica sardo?
«Perché no? I nostri giovani sono bravissimi e estremamente ben preparati. I nostri colleghi stranieri ce li invidiano e spesso ce li "prendono" al Dottorato o con un posto di lavoro subito dopo. Ma ogni tanto riusciamo a offrir loro la possibilità di tornare. In ogni caso lavoriamo in un ambiente, quello del CERN, in cui tutti hanno uguali probabilità di successo scientifico.»
Quante cose sono nate al Cern, come il World Wide Web, in cui il primo sito italiano fu creato nel 1993 proprio a Cagliari, al CRS4?
«Si, il CERN aveva sviluppato il WEB nei primi anni 90 per uso interno - per permettere ai componenti di un gruppo di lavoro di scambiarsi le informazioni - e ricordo infatti che lo usavamo già nell'esperimento al quale ho lavorato dal 1990 al 1994 (“NOMAD”: esperimento per la ricerca delle oscillazioni dei neutrini). Ora tutti usiamo il WEB. Un altro dispositivo nato al CERN sono i touchscreen, sviluppati per il controllo di uno degli acceleratori. Anche quelli li usiamo tutti ora, negli smartphone? E ancora, la tecnologia degli acceleratori di particelle, sviluppata anche al CERN, ci ha anche permesso di costruire il Centro Nazionale di Terapia Oncologica di Pavia, dove si curano i tumori bombardandoli con fasci di protoni e ioni. E tante altre cose ancora...»
Quali saranno le prossime scoperte in cui saranno coinvolti dei sardi?
«I ricercatori dell'esperimento Alice cercano un nuovo stato della materia chiamato Quark-Gluon Plasma. In LHCb vogliamo comprendere le differenze tra la materia e l’antimateria e vedere se esistono dei nuovi fenomeni che vanno oltre quello che conosciamo oggi, il cosiddetto "Modello Standard". Stiamo continuando a lavorare all'analisi dati raccolti dal 2009. Con l'upgrade che faremo nel 2019 e nel 2020 riusciremo a raccogliere dati più accurati e sempre più velocemente per fare misure sempre più precise. Come si dice in inglese stay tuned: restate in ascolto!»
Andrea Mameli
Commenti