Alluvione in Sardegna: i Social Newtork e l'emergenza
La circolazione delle informazioni rappresenta un elemento fondamentale nella gestione delle emergenze. Lo abbiamo visto in occasione dell'alluvione del 18 Novembre 2013 con la mobilitazione, pressoché immediata, di centinaia di persone su Twitter e su Facebook.
La mobilitazione telematica si è rivelata molto importante sia per chi aveva bisogno d'aiuto sia per chi cercava di organizzarsi per intervenire.
La contemporanea nascita di un sistema di mappatura interattiva sardsos.crowdmap.com ha permesso di fissare e georeferenziare le informazioni, suddivise in 10 categorie: danni, offerta di aiuto, evacuazioni, riferimenti di soccorso, notizie, esondazioni e straripamenti, cercasi volontari, storie.
Negli USA la Federal Emergency Management Agency utilizza frequentemente i social nella gestione delle emergenze. Tuttavia io penso che quanto sta accadendo in Sardegna possa rappresentare un caso scuola.
Per cercare di ricostruire quanto è accaduto la notte tra il 18 e il 19 Novembre e nei giorni successivi ho interpellato alcuni dei protagonisti di quell'esperienza.
La prima tappa è la nascita del tag #allertameteoSAR grazie a @insopportabile (uno degli account Twitter più famosi) avvenuta non appena si è capita la portata del disastro e il flusso di informazioni sui social è diventanto importante.
La seconda nota rilevante è l'autocontrollo dimostrato dagli utenti nel non usare quel tag per commenti inutili e polemici ma solo per informazioni di servizio.
Poche ma semplici regole: si pubblicano solo notizie verificate, niente politica, nessuna interpretazione personale, nessuna polemica. In altre parole la linea è stata quella del "Siamo qui per dare una mano e risolvere problemi. Stop."
Twitter è un'invenzione fenomenale. Ma la sua virtù principale, la capacità di veicolare flussi enormi di informazioni, è anche il suo limite: i contenuti si possono perdere di vista velocemente nel flusso di tweet.
Per questa ragione @insopportabile ha aperto la pagina Fabcebook allertameteoSAR.
Ma un'emergenza come quella provocata dal Ciclone Cleopatra non può essere gestita con una semplice pagina Facebook.
Così i volontari digitali sardi hanno stato chiesto aiuto a chi ha vissuto un'esperienza simile due anni fa, gli Angeli del fango di Genova, e l'interazione tra i due gruppi si è rivelata molto utile. Dopo l'avvio iniziale dato da @insopportabile è così nata una squadra che si è preoccupata di reperire informazioni da ogni fonte informativa (social, siti web, telefono) e di verificare tutto.
Poi le informazioni sono state inserite nella mappa interattiva che era stata nel frattempo sviluppata da Francesca Murtas (in collaborazione con l’associazione Sardinia Opendata) e la rete ha continuato a mobilitarsi per aiutare a veicolare le notizie con rapidità e precisione.
Non è esagerato affermare che in poco tempo queste esperienze sono diventate un punto di riferimento per tutti, istituzioni comprese. Come si vede dal tweet del Comune di Cagliari del 20 Novembre:
O da quello del Presidente del Senato, Pietro Grasso, del 18 Novembre:
Ma il contributo più rilevante alla diffusione dell'informazione (e del tag #allertameteoSAR) è stato fornito dagli stessi utenti di twitter, come Luca Tempestini:
O blog come ProCivNews:
O il Tiscali Help Desk:
E tanti altri.
Il problema più rilevante è stato fin dall'inizio riuscire a conoscere le esigenze dei singoli comuni.
La protezione civile allerta esclusivamente volontari accreditati e quindi quelli che non rientrano in questa categoria rischiano di essere inutili o peggio di intralciare. Allo stesso tempo, se non indirizzati adeguatamente, anche i beni raccolti rischiano di essere insufficienti o sovrabbondanti. Per canalizzare e gestire efficacemente questi dati lo strumento più efficace si è rivelato la mappa sarSOS.
Ma tutto questo impegno dei volontari digitali servirebbe a poco se non ci fossero persone che si recano sul posto a compiere le azioni reali.
Come ha scritto lo stesso @insopportabile in un tweet del 20 Novembre: "Adesso però la palla passa alle persone che si sporcano di fango, non di tweet".
Andrea Mameli
La mobilitazione telematica si è rivelata molto importante sia per chi aveva bisogno d'aiuto sia per chi cercava di organizzarsi per intervenire.
La contemporanea nascita di un sistema di mappatura interattiva sardsos.crowdmap.com ha permesso di fissare e georeferenziare le informazioni, suddivise in 10 categorie: danni, offerta di aiuto, evacuazioni, riferimenti di soccorso, notizie, esondazioni e straripamenti, cercasi volontari, storie.
Negli USA la Federal Emergency Management Agency utilizza frequentemente i social nella gestione delle emergenze. Tuttavia io penso che quanto sta accadendo in Sardegna possa rappresentare un caso scuola.
La prima tappa è la nascita del tag #allertameteoSAR grazie a @insopportabile (uno degli account Twitter più famosi) avvenuta non appena si è capita la portata del disastro e il flusso di informazioni sui social è diventanto importante.
La seconda nota rilevante è l'autocontrollo dimostrato dagli utenti nel non usare quel tag per commenti inutili e polemici ma solo per informazioni di servizio.
Poche ma semplici regole: si pubblicano solo notizie verificate, niente politica, nessuna interpretazione personale, nessuna polemica. In altre parole la linea è stata quella del "Siamo qui per dare una mano e risolvere problemi. Stop."
Twitter è un'invenzione fenomenale. Ma la sua virtù principale, la capacità di veicolare flussi enormi di informazioni, è anche il suo limite: i contenuti si possono perdere di vista velocemente nel flusso di tweet.
Per questa ragione @insopportabile ha aperto la pagina Fabcebook allertameteoSAR.
Ma un'emergenza come quella provocata dal Ciclone Cleopatra non può essere gestita con una semplice pagina Facebook.
Così i volontari digitali sardi hanno stato chiesto aiuto a chi ha vissuto un'esperienza simile due anni fa, gli Angeli del fango di Genova, e l'interazione tra i due gruppi si è rivelata molto utile. Dopo l'avvio iniziale dato da @insopportabile è così nata una squadra che si è preoccupata di reperire informazioni da ogni fonte informativa (social, siti web, telefono) e di verificare tutto.
Poi le informazioni sono state inserite nella mappa interattiva che era stata nel frattempo sviluppata da Francesca Murtas (in collaborazione con l’associazione Sardinia Opendata) e la rete ha continuato a mobilitarsi per aiutare a veicolare le notizie con rapidità e precisione.
Non è esagerato affermare che in poco tempo queste esperienze sono diventate un punto di riferimento per tutti, istituzioni comprese. Come si vede dal tweet del Comune di Cagliari del 20 Novembre:
O da quello del Presidente del Senato, Pietro Grasso, del 18 Novembre:
Ma il contributo più rilevante alla diffusione dell'informazione (e del tag #allertameteoSAR) è stato fornito dagli stessi utenti di twitter, come Luca Tempestini:
O blog come ProCivNews:
O il Tiscali Help Desk:
E tanti altri.
Il problema più rilevante è stato fin dall'inizio riuscire a conoscere le esigenze dei singoli comuni.
La protezione civile allerta esclusivamente volontari accreditati e quindi quelli che non rientrano in questa categoria rischiano di essere inutili o peggio di intralciare. Allo stesso tempo, se non indirizzati adeguatamente, anche i beni raccolti rischiano di essere insufficienti o sovrabbondanti. Per canalizzare e gestire efficacemente questi dati lo strumento più efficace si è rivelato la mappa sarSOS.
Ma tutto questo impegno dei volontari digitali servirebbe a poco se non ci fossero persone che si recano sul posto a compiere le azioni reali.
Come ha scritto lo stesso @insopportabile in un tweet del 20 Novembre: "Adesso però la palla passa alle persone che si sporcano di fango, non di tweet".
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
24 Novembre 2013
- Il rischio di comunicare coi piccioni viaggiatori (Siediti e scrivi due lettere, 23 Novembre 2013)
- Protezione Civile, l'emergenza in un tweet: dalla Sardegna alla Garfagnana (buonenotizie.corriere.it 22 Novembre 2013)
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