Romundina, il pesce che ha inventato la faccia. Uno studio pubblicato su Nature il 12 Febbraio 2014

I volti li apprezziamo nell'espressività del teatro e nella possibilità di riconoscere le persone. Ma non è una prerogativa della nostra specie: tutti i vertebrati hanno una parte del corpo riconducibile alla faccia. Ma quando e come le facce iniziarono ad acquisire le forme che conosciamo? Un articolo pubblicato il 12 Febbraio 2014 su Nature - A primitive placoderm sheds light on the origin of the jawed vertebrate face (Vincent Dupret, Sophie Sanchez, Daniel Goujet, Paul Tafforeau, Per E. Ahiberg) - indica nei Placodermi i primi artefici di questa trasformazione.
Placoderma (Tim Evanson/Wikimedia Commons)
I Placodermi erano pesci corazzati che dominavano gli oceani, i fiumi e i laghi del nostro pianeta tra 440 milioni e 360 milioni di anni fa e sono stati i primi animali a evolvere mascelle e denti. Autentiche pietre miliari nell'evoluzione che riverbereranno poi negli squali, nei pesci ossei, negli anfibi, nei rettili e nei mammiferi. Si ritiene che ai Placodermi dobbiamo numerosi lasciti evolutivi tra cui gli arti posteriori appaiati, l'accoppiamento riproduttivo, le placche ossee appaiate a formare il cranio e l'orecchio interno con tre canali semicircolari.
Lo studio pubblicato il 12 Febbraio si basa su un lavoro pubblicato su Nature il 25 Settembre 2013 (A Silurian placoderm with osteichthyan-like marginal jaw bones) che indicava nel placoderma denominato Entelognathus primordialis la prima creatura ad aver sviluppato una bocca dotata di mascelle superiori e inferiori.
Testa di Entelognathus. John Long
L'articolo pubblicato il 12 Febbraio 2014 individua i primi teschi con qualcosa di riconducibile a una faccia in un placoderma più primitivo, chiamato Romundina, scoperto 40 anni fa in Canada.

Queste sono ricostruzioni in 3D del teschio di Romundina: in arancione sono evidenziati i nervi e in giallo la cavità cranica, in rosso le arterie, in blu le vene, in azzurro l'orecchio interno.
Il gruppo di ricerca franco-svedese ha creato le immagini dei resti fossili e delle strutture interne utilizzando una tecnica chiamata micron resolution X-ray imaging al sincrotrone europeo di Grenoble. Gli autori hanno poi creato le ricostruzioni tridimensionali digitali del campione. Il truppo di ricerca considera il cranio di Romundina artefice dell'evoluzione attraverso un triplice processo. La mascella evoluta, con le narici simmetriche e un solido basamento sotto il cervello, poi l'accorciamento del labbro superiore ridotto e il posizionamento del naso sopra la mascella, infine l'allungamento del proencefalo e della vera e propria faccia.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina

 

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