Il cervello dei nonvedenti rappresenta il tempo nello spazio. Uno studio dell’Università di Milano-Bicocca spiega come.

I ciechi vedono il tempo su una linea spaziale, esattamente come i vedenti. Lo rivela uno studio dell’Università di Milano-Bicocca condotto in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e l’Istituto dei Ciechi di Milano, pubblicato sulla rivista Cognition.
La ricerca, condotta dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, ha coinvolto 66 persone (33 non vedenti e 17 non vedenti dalla nascita) e ha riguardato le differenze tra la mente dei ciechi e quella dei vedenti nella rappresentazione dei numeri e dei concetti temporali.
L’esperienza visiva dello spazio, è la conclusione dello studio, non è necessaria per rappresentare lo scorrere del tempo lungo la Linea Mentale Temporale (MTL), il passato è a sinistra e il futuro è a destra anche nella mente dei non vedenti.
La differenza, invece, riguarda i numeri: chi vede li rappresenta su una linea mentale immaginata su uno spazio esterno (ad esempio su un tavolo), mentre i non vedenti li rappresentano su una linea spaziale interna (ad esempio sulle proprie dita).
Ai partecipanti, tutti bendati, è stato chiesto di schiacciare uno dei due pulsanti posizionati sul tavolo che avevano davanti, situati uno a sinistra e uno a destra, nel momento in cui venivano lette delle parole riferite a concetti temporali (“ieri”, “futuro”, “passato”).
I partecipanti hanno risposto più velocemente quando il pulsante del passato era a sinistra e quello del futuro a destra, indipendentemente dalla loro esperienza visiva (vedenti o non vedenti sia acquisiti sia congeniti).
L'interpretazione dei ricercatori è che il nostro cervello rappresenta il tempo nello spazio e i circuiti neuro-cognitivi che usiamo per pensare alle relazioni spaziali (destra, sinistra, avanti, dietro, vicino, lontano) vengono mutuati quando pensiamo al tempo.
Il risultato di questo studio potrebbe servire per migliorare l’efficacia dei sistemi di ausilio alle persone non vedenti, come i riconoscitori di ostacoli o le tastiere speciali.
«Sul piano scientifico – spiegano Roberto Bottini e Davide Crepaldi - lo studio dimostra che la vista non è necessaria per costruire una rappresentazione spaziale implicita del tempo, e che non vedenti congeniti hanno la stessa rappresentazione spaziale del tempo dei vedenti. Il pensiero numerico e temporale sono di fondamentale importanza nella nostra vita quotidiana, e le patologie che coinvolgono la cognizione numerica e temporale sono tra le più invalidanti. Capire come questi pensieri emergono nello sviluppo è di primaria importanza per le scienze cognitive e col nostro studio abbiamo fatto un altro piccolo passo verso la risposta ad una domanda che l’uomo si chiede da oltre due mila anni: come facciamo a pensare cose che i nostri sensi non percepiscono direttamente?».

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 18 Maggio 2015

Space and time in the sighted and blind
Cognition. 2015 Apr 29;141:67-72
doi: 10.1016/j.cognition.2015.04.004
Astract
Across many cultures people conceptualize time as extending along a horizontal Mental Time Line (MTL). This spatial mapping of time has been shown to depend on experience with written text, and may also depend on other graphic conventions such as graphs and calendars. All of this information is typically acquired visually, suggesting that visual experience may play an important role in the development of the MTL. Do blind people develop a MTL? If so, how does it compare with the MTL in sighted? In this study we tested early blind, late blind and sighted participants in a space-time congruity task. Participants had to classify temporal words by pressing a right and a left key, either with crossed or uncrossed hands. We found that the MTL develops in the absence of vision, and that it is based on the same external frame of reference in sighted and blind people. Reading braille may provide the same experiential link between space and time in the manual modality as reading printed text provides in the visual modality. These results showing a similar MTL in sighted and blind participants contrast with previous results showing that the Mental Number Line (MNL) depends on different spatial coordinates in the sighted and the blind, and suggest that spatial representations of time and number may have different experiential bases.

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