Tre minuti, un palco, i riflettori, il pubblico e la giuria. Con FameLab la scienza può emozionare e divertire

Un palco, i riflettori, il pubblico, la giuria e 3 minuti di tempo. Erano questi gli ingredienti della selezione regionale del concorso FameLab che si è svolta nell’Auditorium dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari, alla quale hanno partecipato sei concorrenti: Alessandro Serra (ingegnere ambientale), Francesca Loi (dottoranda all'Osservatorio Astronomico Cagliari), Francesco Palmas (dottorando chimica), Eugenio Redolfi Riva (bioingnere), Silvia Acosta Gutierrez (laureata in fisica, borsista università di Cagliari), Matteo Bachetti (astrofisico). Ogni concorrente ha illustrato (a voce, con i gesti e per mezzo dei pochi oggetti che ha deciso di portare sul palco) prima un aspetto specifico della sua ricerca e poi qualche concetto generale dell'argomento di studio.
Ai primi due posti della classifica i due concorrenti che sono stati valutati meglio in relazione al contenuto esposto, alla chiarezza espositiva e al carisma: Matteo Bachetti e Eugenio Redolfi Riva. Nel mese di maggio parteciperanno alle selezioni nazionali, in programma a Roma, insieme ai vincitori di Ancona, Catania, L'Aquila, Modena, Napoli, Padova, Perugia, Torino e Trieste.

Matteo Bachetti (INAF, Cagliari) mi ha colpito molto perché nella prima dimostrazione ha illustrato l'effetto Doppler aiutandosi con la chitarra elettrica. Così sono andato a porgli tre domande.
Come è nata l'idea di questa dimostrazione e come l'hai messa in scena?
«Volevo qualcosa che desse bene l’idea dell’Effetto Doppler. La prima idea è stato l’esperimentino con la radiolina fatta ruotare con la corda, che poi ho usato nel secondo pezzo. Solo che l’effetto non veniva percepito molto bene, sarebbe servita una corda più lunga per rallentare la rotazione mantenendo una buona distorsione del suono, e sarebbe diventato pericoloso visto lo spazio ristretto sul palco. Così ho pensato di mimare l’effetto. A casa le chitarre e i relativi accessori non mancano, ho da sempre questa grande passione, e con il bottleneck (per i non addetti ai lavori: il tubo di metallo che avevo al mignolo) si poteva ottenere un cambio di nota continuo e alla velocità che volevo. La chitarra acustica dava un risultato accettabile ma non efficace come l’elettrica. Visto che tutto il materiale per i pezzi doveva essere portato addosso, ho usato un amplificatorino Marshall-MS2 da un Watt attaccato alla cinta.»
L'astrofisica ti ha sicuramente portato a confrontarti con ricercatori di svariate provenienze geografiche, questo ha contribuito in qualche modo a facilitare il tuo modo di esprimerti in pubblico o la tua disinvoltura sul palco è frutto invece di una ricerca e di una sperimentazione di tattiche comunicative sempre più efficaci?
«Alle conferenze è molto frequente che si parli ad una platea di persone che guardano lo schermo del computer finché non sentono qualcosa di interessante. Diciamo che è stata una buona scuola per cercare di trovare delle parole chiave che acchiappassero la loro attenzione. La musica mi ha dato un altro pezzettino di aiuto, dato che stare sul palco crea delle emozioni che le prime volte sono difficili da gestire. Però niente mi ha preparato a questo esercizio di sintesi estrema, corredato dalla necessità di uscire dal mio vocabolario tecnico e parlare in termini semplici, richiesto da Famelab. Devo dire che oltre al team di divulgazione dell'Osservatorio Astronomico di Cagliari, che negli anni ha cercato di trasmettere a noi ricercatori alcune buone pratiche per la divulgazione, negli ultimi due giorni mi ha dato una grossa mano una coach di eccezione: mia moglie. Anche lei è laureata in Fisica, e non fa finti complimenti. Se una cosa non funziona, non si fa remore a dire che è una schifezza. E i due pezzi sono cambiati in modo drastico nelle 24 ore prima di Famelab.»  
Stai già pensando cosa mostrerai alle selezioni nazionali?
«Ho una vaga idea, ma anche in questo caso ho pensato a lungo a cosa fare e solo negli ultimissimi giorni ho definito la struttura dei due pezzi, in gran parte rivoluzionandoli.»


La manifestazione è stata coordinata dall'Osservatorio Astronomico di Cagliari con la collaborazione dell'Università di Cagliari, dell'INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, INAF e della società Laboratorio Scienza.
Io ho avuto l'onore di far parte della giuria e ho quindi coronato il mio sogno di partecipare a FameLab. Scherzi a parte, FameLab mi ha insegnato che è giusto premiare sia lo sforzo di fantasia necessario a trasmettere, in modo avvincente, dei contenuti rigorosamente scientifici, che lo sforzo di rappresentare esempi di fenomeni scientifici con strumenti non convenzionali (ad esempio con uno strmento musicale) o di far ridere (come sono riusciti a fare alcuni concorrenti) nell'atto di comunicare gli stessi contenuti. Perché, in fondo, se il rigore scientifico è salvo allora semplificare può fare rima con emozionare. E scusate se è poco.


Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 18 marzo 2017

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