Nasce in Sardegna il super-telescopio (Avvenire, 28 ottobre 2006)

Per ascoltare la voce delle stelle serve un posto al riparo dal vento e dall’umidità. E lontano da ripetitori tv e antenne per cellulari. Così, per collocare il più grande radiotelescopio italiano, l’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) ha impiegato 5 anni. Alla fine la scelta è caduta su Pranu Sanguni, in Sardegna: una località a 700 metri di quota che deve il suo nome (in italiano: «altopiano del sangue») alle distese di erbe che in primavera si tingono di rosso. Qui, a 35 chilometri da Cagliari, è in corso la meticolosa posa dei binari circolari che permetteranno alla gigantesca parabola (64 metri di diametro, formata da 1008 panelli mobili, controllati da computer) di inseguire i segnali radio su una banda compresa fra 300 Mega Hertz e 100 Giga Hertz. Il Sardinia Radio Telescope (Srt) sarà ultimato entro il 2008 e opererà singolarmente o in connessione con altri radiotelescopi per effettuare numerose misurazioni, dalla composizione chimica del mezzo interstellare alla geodinamica, e per osservare le sonde interplanetarie.
«I risultati delle osservazioni verranno condivisi in tempo reale – ha spiegato il presidente dell’Inaf Giovanni Benvenuti – con gli istituti di astrofisica di tutto il mondo, grazie all’Università di Cagliari». Un radiotelescopio nel cuore della Sardegna che diventerà nel tempo una finestra privilegiata per guardare in profondità le stelle e scoprire il mistero di questo mondo sconosciuto ai più. «La radioastronomia per approfondire la conoscenza dell’universo usa la banda radio – spiega Nicolo D’Amico, direttore dell’Osservatorio astronomico di Cagliari – usa la banda radio, riuscendo così a captare segnali altrimenti non visualizzabili. Per esempio le pulsar». Un mezzo che permetterà alla Sardegna di essere terra d’avanguardia nel campo delle tecnologie. «Per eseguire le misure di segnali deboli usiamo strumenti elettronici così sofisticati – prosegue – da richiedere una realizzazione su misura. Da questo genere di tecnologie d’avanguardia si generano a loro volta innovazioni applicabili all’industria». La Sardegna dunque, nel corso degli anni, diventerà un crocevia di dialogo tra scienza e territorio. «Dove si creano punte d’eccellenza nascono poli di attrazione per il circuito scientifico internazionale della ricerca. – annota – Qui possiamo contare su un tessuto già attivo. Il capitale umano cresce grazie al continuo scambio e noi stiamo utilizzato il programma regionale "Master and Back" che finanzia la formazione dei giovani fuori dalla Sardegna e prevede agevolazioni per il loro successivo rientro.»
Il cantiere si aprirà all’esterno, coinvolgendo la popolazione locale con attività di divulgazione scientifica, e dando vita al progetto «Evento SRT»: la sezione cagliaritana dell’Inaf (sul modello dei «cantieri evento») sta documentando ogni fase di costruzione e organizzerà visite guidate al cantiere. Un progetto dunque quello avviato in Sardegna che permetterà di avvicinare i giovani al mondo della scienza. «Il nostro progetto potrebbe aiutare a riavvicinare i giovani alle materie scientifiche. – riflette infine Nicolò D’Amico – .Per farlo bisogna condurre azioni di divulgazione ad alto livello, toccando tutti gli aspetti dalla fisica di base alla cosmologia. Dobbiamo riaccendere un entusiasmo che manca in tutta Italia.»

Da Cagliari
Andrea Mameli
Avvenire, 28 ottobre 2006



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