Incendi in Sardegna: educare per prevenire. Il punto di vista dei "VVF sardi in esilio"

Ogni volta che qualche incendio irrompe nella cronaca il tema genera discussioni, polemiche, indignazione, rabbia. Ma non appena si superano i momenti critici l'argomento incendi sparisce del tutto da giornali, radio e tv, per non parlare dell'agenda politica, come se tutto fosse legato all'emozione del momento.

Recentemente ho letto che i Vigili del Fuoco sardi chiedono, e lo fanno da almeno 3 anni, di poter prestare servizio in Sardegna (almeno in estate) per fornire il loro (a mio avviso prezioso) contributo.

Per cercare di capire le motivazioni e le proposte dei vigili del fuoco sardi in esilio interpellato uno di loro. Lavora in Emilia Romagna e mi ha chiesto di non rivelare le sue generalità: lo chiamerò Andrea. Di seguito trovate le mie domande e le sue risposte.


Che cos'è il gruppo VVF Sardi in esilio?
«A nome del gruppo "VVF Sardi in esilio" ti ringrazio di averci concesso un po' di spazio per parlare della "nostra situazione". Il nostro è un gruppo nato su facebook da poco tempo, con l'obiettivo di riunire tutti i vigili del fuoco sardi che prestano servizio lontano dalla propria terra e che oltre a questo sono accumunati da una "disparità" ovvero, quella di dover attendere inutilmente, rispetto ai colleghi delle altre regioni d'Italia, molto più tempo per poter rientrare a prestare servizio nella propria regione d'appartenenza. Noi abbiamo tentato di capire i perché e tuttora cerchiamo risposte rispetto a questa diversità di trattamento, così ci siamo imbattuti in una situazione davvero paradossale e potenzialmente pericolosa per la sicurezza della popolazione della Sardegna e questo spiega anche le virgolette qui sopra quando ho parlato di "nostra situazione" visto che, anche noi abbiamo famiglia giù in Sardegna. Senza stare a descrivere nel dettaglio tutti i problemi che gravano sull'isola, è giusto che i sardi sappiano che in Sardegna nell'eventualità di una grossa calamità naturale, le prime colonne mobili di vigili del fuoco da Lazio e Toscana arriverebbero in soccorso dopo 36-48 ore così come fu per le alluvioni in Baronia e per quella di Capoterra del 2008, e questo aspetto negativo è legato principalmente all'insularità ma anche alla scarsità di personale vigile del fuoco in loco; per non parlare dei mezzi aerei. Penso che sia ancora vivo nella memoria dei sardi il ritardo di 4 ore del Canadair proveniente da Ciampino quando è bruciato Capo Figari. Altro aspetto negativo è la scarsa capillarità dei presidi nel territorio. Il 7 agosto su Casteddu on line apparve un articolo molto critico nei riguardi dell'intervento dei vigili del fuoco, che arrivarono dopo 3 ore a domare un incendio che scoppiò sulla vecchia statale 125 e che riuscì a lambire le case. Si parlò addirittura di continue chiamate al 115 che però non ebbero risposta. Chi non è del mestiere ignora che in Sardegna esista un distaccamento, a Bono (in provincia di Sassari), che non è mai stato aperto nonostante istituito con un Decreto del 2006. O che al porto di Olbia, il principale scalo passeggeri dell'isola, non esista un distaccamento portuale. Ancora, i primi di gennaio di quest'anno a Porto Torres si è inaugurato alla presenza del Ministro Cancellieri un distaccamento che dovrebbe ospitare sommozzatori, specialisti portuali e una squadra di vigili generici, ma qualche giorno dopo l'inaugurazione si è gridato subito al rischio di chiusura per mancanza di personale, eppure noi che attendiamo di rientrare siamo più di 300. Sempre per restare in tema, il distaccamento misto di La Maddalena dovrebbe ospitare una componente mista di permanenti e volontari ma vista la carenza i permanenti sono stati interamente sostituiti da volontari e questo, nonostante i volontari per molte tipologie di intervento debbano essere coadiuvati da personale permanente e, ad aggravare le cose si pone il fatto che il Comando Provinciale di Sassari nella più assurda delle ipotesi, ovvero con le partenze di Olbia, Arzachena e Tempio impegnate, dista all'incirca 117 km fino all'imbarco di Palau. Se a tutte queste mancanze aggiungiamo la particolare orografia del territorio isolano unita alla precarietà delle vie di comunicazione vi lascio immaginare solo che i 30 fatidici minuti in cui da normativa europea siamo chiamati a intervenire, dalla chiamata all'arrivo sul posto, vanno a farsi benedire insieme al progetto "Soccorso Italia in 20 minuti". Infine, ma non per importanza, abbiamo due stabilimenti petrolchimici non affiancati da presidi o meglio, l'Enichem di Porto Torres è da poco coperto dal neonato distaccamento mentre per quanto riguarda la Saras di Sarroch, in cui ricordiamo sono presenti tre petrolchimici e uno stabilimento di GPL, in caso di incidente sarebbe necessario l'intervento da Cagliari che dista almeno 40 minuti in condizioni di traffico ottimale mentre per la pericolosità del sito sarebbe opportuno avere un presidio in loco o comunque nei dintorni così da coprire anche gli altri centri a sud di Sarroch. Questa è la situazione che abbiamo in Sardegna, dove nella mobilità del 2010 sono rientrati 3 vigili del fuoco permanenti e c'è stato un richiamo di personale volontario per 4 mila unità secondo quanto riporta la nota sindacale del CoNaPo datata 9 marzo 2011. Visti i gravi problemi noi ci chiediamo, a chi giova questa situazione paradossale? Perchè se si lamenta una continua carenza di permanenti si tiene fuori il personale che potrebbe da subito rientrare a costo zero e che comunque dovrà rientrare prima o poi, e si preferisce richiamare ogni giorno 4 mila vigili volontari in tutto il territorio nazionale di cui una buona fetta in Sardegna? Volontari che, sempre secondo il CoNaPo, costano allo Stato italiano la bellezza di 100 milioni di euro all'anno e, a detta dello stesso sindacato, questi soldi dovrebbero essere spesi per assumere gli stessi, non per foraggiare il precariato di Stato vista la grave carenza di personale che si prospetta a breve nel 2016».

E cosa proponete per gli incendi boschivi?
«Non è una novità il fatto che la Sardegna sia afflitta da questa piaga. Come non è una novità il fatto che ogni regione possa decidere, nell'ambito delle sue competenze, come impostare il sistema antincendio regionale. Il 12 luglio 2012 anche la Regione Autonoma della Sardegna ha siglato una convenzione in materia di interventi di protezione civile, la famosa Legge 100, con il Ministero dell'Interno, il ministero a cui i vigili del fuoco fanno capo. Tale legge, che riprende altre leggi in materia, oltre a stabilire le modalità del piano regionale per la lotta agli incendi boschivi, che viene redatto ogni anno, nonchè norme di prevenzione, protezione e per la lotta attiva contro gli incendi, pone come principali organi statali preposti a tale compito il Corpo Forestale dello Stato, la Protezione Civile e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, seguiti poi dagli Enti Locali regionali e dai volontari. Sempre secondo tali accordi ad ogni campagna estiva è previsto un potenziamento delle sedi dei vigili del fuoco ma con il richiamo di vigili del fuoco volontari, e ogni anno si assiste all'inascoltato appello delle organizzazioni sindacali, che richiedono il nostro rientro, a costo zero per le casse pubbliche. Questo anche sulla base della normativa vigente in materia di mobilità per tutti i vigili del fuoco del territorio italiano, i quali dovrebbero svolgere la propria attività nell'ambito della regione di appartenenza, sia per la conoscenza dei luoghi che per una maggiore esperienza e preparazione. Quindi, in sostanza noi chiediamo che lo Stato italiano, nella figura del Ministero dell'Interno, si adoperi affinchè sia risolta la carenza di personale vigile del fuoco permanente, in virtù delle problematiche e dei pericoli sopra esposti, il tutto riconoscendo alla Sardegna l'handicap dell'insularità e di conseguenza elevando la categoria dei Comandi Provinciali, rivedendo le obsolete e inadeguate piante organiche e aprendo ai permanenti, sia le sedi decretate e tenute chiuse, sia quelle denominate miste ma interamente presidiate da vigili volontari. Inoltre chiediamo di rivedere la normativa vigente in materia e, visti i tempi di forte crisi, di essere assegnati temporaneamente nel periodo della campagna estiva ai nostri comandi d'appartenenza così come è stato fatto in Sicilia per l'alluvione di Messina, a Napoli per l'emergenza rifiuti e a L'Aquila per il terremoto del 2009, dove tuttora i colleghi aquilani che prestano servizio fuori Comando d'appartenenza sono aggregati».

In Sardegna è necessario svolgere attività di prevenzione, anche di tipo educativo: voi potreste fornire il vostro contributo anche in questa direzione?
«La Legge 353/2000 e la convenzione che annualmente la Regione sarda stipula con il Ministero dell'Interno in materia di lotta agli incendi boschivi, prevedono oltre alla lotta attiva contro gli incendi, anche attività di prevenzione e attività educative miratw soprattutto ai giovani in età scolare. Sicuramente tale attività viene svolta dalla Protezione Civile e da alcuni Enti Locali regionali, noi ci occupiamo di queste attività solo ed esclusivamente per quanto concerne la promozione di campagne di informazione ai cittadini in relazione alla conoscenza e alla prevenzione sul fenomeno degli incendi, ma soprattutto, se la Regione lo richiede, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco organizza corsi mirati alla preparazione tecnico-pratica di personale da impiegare per la previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi».

In Italia i vigili del fuoco sono in genere del tutto esclusi dal coordinamento della lotta agli incendi boschivi?
«In Sardegna solo da poco i vigili del fuoco hanno avuto accesso alla Sala Operativa Unificata Provinciale e ai Centri Operativi Provinciali in cui si coordinano le operazioni di lotta agli incendi boschivi, coordinamento che prima era affidato al Corpo Forestale, mentre ora giustamente siamo stati ammessi pure noi a operare in maniera congiunta. Dico giustamente anche perché era paradossale che mentre gli altri coordinassero, noi, oltre a dare il nostro contributo, garantissimo il nostro impegno anche la notte mentre la loro attività ora come prima si riduce a partire dalle 20 di sera. Quindi il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, pur in carenza di personale e con mezzi vetusti, garantisce in maniera continua la lotta agli incendi anche nelle ore notturne e allo stesso tempo assolve al suo compito primario di soccorso tecnico urgente».

Ringrazio Andrea per la sua testimonianza. E spero che questo desiderio di rendersi utili espresso dai vigili del fuoco sardi in esilio non rimanga inascoltato. E spero anche che la si smetta di parlare d'incendi solo in estate!

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 19 Agosto 2013.

Commenti

Anonimo ha detto…
Niente di più vero!
Un "VVF sardo in esilio".

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