Storie di penultiumi, tra emozioni e valori, nel romanzo di Francesco Abate "Un posto anche per me"

C'è chi si interessa alle vite degli ultimi, chi dei primi. Un posto anche per me, l'ultimo romanzo di Francesco Abate, racconta invece la storia dei penultimi.
Il protagonista è Peppino: uno che consegna pasti a domicilio viaggiando in autobus nella lunga notte romana. Uno che  osserva e si fa un'idea su tutto quello che lo circonda. Uno che pensa e poi racconta, con le sue scale di priorità, le sue paure, le sue speranze. E i suoi ricordi. Abate sa usare le parole come il barbiere sa maneggiare le forbici e così i ricordi diventano patate di mare: «I ricordi sono i miei compagni di viaggio. A volte se ne stanno sul fondo, altre volte tornano a galla come le patate di mare. Dove stanno le patate di mare prima di andare a riposare sulla spiaggia? Prima di essere prese a calci, lanciate per scherzo o usate per fare il naso delle sculture di sabbia? Nessuno lo sa. Cosí è per i pensieri del passato. Stanno lí appostati, come cane Tobia, ma non puoi prevedere quando e perché torneranno a morderti».
La vita di Peppino ti entra nella testa e ti immagini quei tragitti nei viali di Roma, con quegli autobus che Francesco Abate ha realmente studiato per mesi, viaggiandoci di notte come i suoi personaggi.
Ti immagini quelle strane consegne del "Nuraghe blu" nelle case lussuose e nelle ville del "quartiere bene", con il dee-jay che interrompe la festa per annunciare: «È arrivato il vascello di Capitan Peppino!».
Ti immagini quella storia con Marisa e il rapporto con il babbo, lo zio e le nonne.
Ti immagini le altre caratteristiche che aiutano a inquadrare i personaggi, come il loro alito, l'odore della pelle o le "puzze al cherosene".
E ti rimangono impresse le parole messe in bocca, o in mente, ai personaggi: «Me l'ha insegnato Babbo: la musica parla all'anima»; «Uno magro e scuro mette paura. Uno grassotto e color maialino mette serenità»; «È l'omologazione che ci ha condannato».
Non vado oltre perché non voglio anticipare altro del romanzo di Francesco Abate. Aggiungo solo che questo libro emoziona, diverte e fa pensare. E, in fondo, anche i penultimi saranno primi.
Voglio concludere tentando artificiosamente di attribuire a questo libro un ulteriore valore. Un valore potenziale, perché non è detto che possa attecchire con tutti. Ma un valore vero, perché pensare a uno come Peppino come a una persona in possesso di una propria interiorità, di un proprio repertorio di esperienze, sentimenti e passioni, può arricchire la nostra comprensione degli altri. E se è vero, come insegna la cosiddetta "teoria della mente", che la capacità di comprendere il pensiero degli altri ci permette di dare un senso alle nostre esperienze sociali, allora Un posto anche per me potrebbe rivelarsi qualcosa di più di una piacevole lettura.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 8 Settembre 2013

P.S. Il libro mi è piaciuto molto. E non solo perché è ambientato (parzialmente) a Cagliari.

Le prime 12 pagine del romanzo (Einaudi, 2013, 222 pagine, 17 euro e 50 centesimi).

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