Il mistero del déjà-vu: «uno scherzo del cervello» (11 gennaio 2015)
Per
lo scrittore Jorge Luis Borges quella sensazione di aver già vissuto ciò che vediamo, è la dimostrazione che il
tempo è un inganno. Per il filosofo Remo Bodei, che a questo fenomeno ha dedicato un
libro (Piramidi di tempo), nel déjà-vu
il presente si sdoppia in due
getti simmetrici, il ricordo e la percezione, il primo ricade verso
il passato, il secondo si slancia verso il futuro.
«Aristotele sosteneva che quelli
che dicevano di aver vissuto esperienze precedenti erano dei pazzi,
mentre Nietzsche lo considerava un ritorno all’uguale. Noi viviamo
le stesse esperienze in una circolarità enorme: accettiamo il
passato senza rimpianti e guardiamo al futuro con innocenza. Per
Freud non era una pura illusione, ma una reale fantasia radicata
nell’inconscio», scrive Bodei nel suo volume.
Più dell'80 percento della
popolazione mondiale vive questa particolare esperienza tuttavia
non esisteva ancora una spiegazione scientifica completa del déjà-vu
(eccettuate alcune ipotesi
come quella formulata dal Nobel per la Medicina Susumu Tonegawa,
connessa con una temporanea incapacità della memoria episodica)
finché, pochi giorni fa, è stata pubblicata una
ricerca dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell’Università Magna
Graecia di Catanzaro.
I ricercatori hanno confrontato per la prima volta al mondo il
cervello delle persone più colpite da déjà-vu, sia pazienti
neurologici affetti da epilessia sia soggetti sani. Lo studio,
pubblicato sulla rivista scientifica Cortex, è intitolato
“Neuro-anatomical differences among epileptic and non-epilepticdéjà-vu" ha coinvolto 63 soggetti epilettici e 39 sani”.
Forse l'aver trovato una spiegazione plausibile a questo affascinante
fenomeno deriva proprio dal fatto che il déjà-vu veniva studiato
solo in condizioni di normalità, senza mai considerare la condizione
patologica.
I pazienti con epilessia sono un modello patologico più
noto in letteratura in quanto le illusioni déjà-vu sono, in
realtà, manifestazioni epilettiche derivanti dalle scariche
all'interno del cervello.
Secondo Angelo Labate, neurologo associato dell’Ibfm-Cnr e docente
all’Università Magna Graecia «L’obiettivo di questa ricerca era
scoprire se esista una base anatomo-fisiologica comune nella genesi
del déjà-vu tra soggetti sani e pazienti che possa spiegare le basi
di un fenomeno psichico che, in alcune circostanze, diventa
patologico. Lo studio ha evidenziato che sia i soggetti malati, sia
le persone sane interessate da déjà-vu, presentano anomalie a
livello morfologico, le quali coinvolgono però aree cerebrali
diverse. I pazienti affetti da epilessia
evidenziano anomalie localizzate nella corteccia visiva e
nell’ippocampo, cioè nelle aree cerebrali deputate al
riconoscimento visivo e alla memorizzazione a lungo termine.
Questa scoperta dimostrerebbe che la sensazione di déjà-vu,
riportata dai pazienti durante un episodio epilettico, è un sintomo
organico di una memoria reale, anche se falsa.»
Invece nei soggetti sani che vivono l'esperienza di déjà-vu si
osservano piccole variazioni anatomiche in un’area cerebrale (la
corteccia insulare) che ha il compito di convogliare tutte le
informazioni sensoriali all'interno del sistema limbico (emotivo).
Sarebbe questa modifica a indicare che nel soggetto sano l'esperienza
del déjà-vu è in realtà un fenomeno di alterata sensorialità
dello stimolo percepito. Non quindi un ricordo alterato.
In altre parole noi pensiamo di aver già visto quel luogo, ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo che risiede nella memoria, precedentemente associato.
Andrea Mameli
[Articolo pubblicato nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda, 11 Gennaio 2015, Riproduzione Riservata]
In altre parole noi pensiamo di aver già visto quel luogo, ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo che risiede nella memoria, precedentemente associato.
Andrea Mameli
[Articolo pubblicato nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda, 11 Gennaio 2015, Riproduzione Riservata]
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