30 dicembre 2006

Lungo otto sentieri di lettura (L'Unione Sarda, 30 dicembre 2006)

Daniele Barbieri (giornalista, reporter in zone di guerra, attento a temi sociali) e Riccardo Mancini (fondatore della casa editrice Avverbi e presidente del Comitato italiano contro le affermazioni del paranormale del Cicap-Lazio) pubblicano, con la prefazione di Valerio Evangelisti “Di futuri ce n'è tanti. Istruzioni per uscire da un presente senza sogni”. 
“Di futuri ce n’è tanti” presenta otto sentieri di lettura nella fantascienza, dalle città ai robot, dai computer alle nuove forme del potere, dalla religione al sesso, offrendo letture a volte inedite di un genere per troppo tempo segregato nelle celle della letteratura minore. La fantascienza (science fiction, o Sci-Fi) a torto ritenuta semplice incubatrice di fantasie, a volte premonitrici, in realtà, almeno nella sua fase più matura, dimostra di saper analizzare acutamente anche il tempo presente. Daniele Barbieri e Riccardo Mancini, dopo aver schedato oltre 300 racconti e romanzi del genere, osservano che la vera forza della “buona” fantascienza è l’idea di un futuro da sognare e da conquistare, non un sogno o quel che si definisce letteratura d’evasione. Ma ciò non impedisce alla fantascienza di aiutarci a rileggere il Novecento. O, restituendo dignità al nome stesso del genere, a farci individuare «tutti i paradossi di una scienza che libera e incatena, di una tecnologia con pochi scienziati (e con le tecnofobie e i tecno-vudù che ne derivano); di corpi inquietanti e di cyborg» fino a giungere ad affermare che: «un popolo che “dimentica il suo futuro! Non avrà né presente né speranze» Se è vero che i punti di forza della fantascienza, ovvero la sua capacità di analisi, di immaginazione e di denuncia, possono aiutare a scuotere le coscienze, allora acquista un profondo significato in questo contesto anche l’iniziativa di Amnesty International di dedicare un premio (“Omelas”) dedicato ai racconti di fantascienza incentrati sul tema dei diritti umani.
Ma la fantascienza può trovare spazio anche a scuola? Daniele Barbieri e Riccardo Mancini ne sono convinti almeno dal 1990, quando pubblicarono “Immaginare futuri” con La Nuova Italia. «Là dove – scrivevano i due autori nell’introduzione – negli ultimi sessant’anni, pessimismo e analfabetismo scientifico, preoccupazioni e paure sono spesso dilagate, la science fiction ha continuato, nelle sue opere più alte, ad immaginare altre possibilità, a costruire un laboratorio di sogni, accanto a quello degli incubi, del terrore, a ricordarci, di volta in volta, che in un mondo senza desideri e senza utopie non vale la pena di vivere.»
Erano gli anni in cui il periodico Scuola e Didattica (n.15, 1996) pubblicava interventi come “Fantascienza a scuola? No, grazie!” in cui l’autore, Antonio Scacco, citando un saggio di Evandro Agazzi (docente di Cultura scientifica e interdisciplinarità all’Università di Genova) avanzava l’ipotesi che questa forma di allergia, manifestata dagli insegnanti italiani nei confronti della fantascienza, potesse avere un qualche legame con quella verso la scienza. Sollecitazioni che giunsero a destinazione. A giudicare almeno dalla circolare del Ministero della Pubblica Istruzione del 28 maggio 1998 (indirizzata ai Provveditori agli Studi, ai Direttori Didattici, ai Presidi degli Istituti di Istruzione Secondaria di primo e secondo grado) che invitava gli studenti a partecipare al Primo Concorso nazionale per il miglior racconto di fantascienza, regalando alla fantascienza un’inedita, alta considerazione, sul piano letterario e sotto il profilo pedagogico. Il libro può servire come mappa per orientarsi tra fantascienza commerciale e Sci-Fi di qualità. Non si può negare che una lettura ragionata di racconti possa contribuire a garantire un atterraggio morbido tra le asperità di temi e concetti che non sempre hanno facile impatto tra i giovani.
ANDREA MAMELI


27 dicembre 2006

Il concetto di razza? Per la scienza è una menzogna (L'Unione Sarda, 27 dicembre 2006)

Fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1700, l'antropologia ha fatto da ponte tra i due mondi in cui, arbitrariamente, dividiamo il sapere: la cultura scientifica e la cultura umanistica. Anche per questa ragione un concetto, quello di “razza umana”, è rimasto a lungo sospeso, in una sorta di limbo, tra realtà e immaginazione, fino al 1972: quando il genetista Richard Lewontin fu capace di dimostrare che la percentuale globale di variabilità del nostro genoma è vicina all'85%. In altre parole, se per una colossale catastrofe si salvasse solo una ristretta porzione della popolazione umana, in essa sopravviverebbe l'85% della variabilità genetica attuale.
Dato che siamo nati in Africa, circa 200 mila anni fa, la maggiore variabilità genetica si riscontra in quel continente (“effetto fondatore"), poi abbiamo colonizzato Europa e Asia, portando con noi una variabilità genetica via via minore. Questo dato, poi confermato nel 2004 (da David Goldstein e Guido Barbujani) e nel 2005 (da Franck Prugnole), dimostra che il concetto di razza, per l'Homo Sapiens, non ha fondamento scientifico. Nel nostro caso solo il 7% di tutti i geni è specifico di una ristretta area geografica: quanto generalmente basta a permetterci di riconoscere la provenienza di una persona. Ma non abbastanza per classificare tali differenze: quelle che hanno permesso alla nostra specie di adattarsi a climi e ambienti molto diversi.
Lo spiega con precisione, ma in modo estremamente godibile, un recente saggio di Guido Barbujani: L'invenzione delle razze, capire la biodiversità umana (Bompiani, pagine 180, euro 7,80). L'autore sottolinea che la nostra identità risiede solo in piccola misura nel patrimonio biologico: quello che conta è ciò che sentiamo, vediamo, impariamo, nel corso della nostra vita. Barbujani, docente di genetica all'Università di Ferrara, sostiene che la parola razza non identifica alcun elemento biologico riconoscibile nel Dna della nostra specie e che pertanto nulla di genetico è associabile alle identità etniche o culturali: “La cosiddetta razza ispanica è la dimostrazione migliore che i concetti comuni di razza non c'entrano con la scienza. Negli Stati Uniti chiamano ispanici gli immigrati che parlano spagnolo: due caratteristiche, la lingua e l'essere immigrato, che ovviamente non hanno nulla a che vedere con i nostri geni”. Per la scienza siamo “tutti parenti e tutti differenti”. Ma il pregiudizio è duro a morire. Le mostruosità causate dalla degenerazione del “razzismo” e le immagini della propaganda fascista furono portate in giro per l'Italia con la mostra “La menzogna della razza” (allestita dal Centro Furio Jesi di Bologna) che fece tappa a Cagliari nel 1996, per iniziativa dell'Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell'Autonomia. Forse è opportuno classificare la razza umana proprio come una bugia, sorella di pagine ignobili per la scienza (come il Manifesto degli scienziati razzisti, del 14 luglio 1938, e il mensile “La difesa della razza”, nato il 5 agosto 1938) e madre di Auschwitz. 
ANDREA MAMELI


26 dicembre 2006

Cresce il Centro per l'Autismo dell'Ospedale Brotzu (Cagliari)

AutismSwing [Newsweek Health, febbraio 2005: William Marquis, 11 anni, autistico, gioca con la sorellina Hannah, 6 anni, durante le attività di gruppo a Los Angeles]
Individuato nel 1943 da Leo Kanner (1943-1981), l'autismo, oggi denominato "Disturbo Pervasivo dello Sviluppo" (PDD, ICD 10, Organizzazione Mondiale della Sanità) si manifesta entro il terzo anno di età con deficit a livello di comunicazione, interazione sociale, immaginazione. L'Ospedale Brotzu di Cagliari nel 2003 ha dato vita al Centro per l'Autismo. Il 20 dicembre risultati e prospettive del centro sono stati presentati nel corso di una Conferenza stampa. "Il Centro per l'Autismo - ha spiegato il Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera "G. Brotzu", Mario Selis - fornisce diagnosi, cura e riabilitazione sia in modo intensivo, all'interno della struttura ospedaliera, sia in forma integrata, cioà a domicilio, grazie alla collaborazione che si è instaurata con i soggetti che collaborano con il Brotzu. Nel 2003 gli ingressi furono di 50 soggetti. Oggi il Centro assistite più di 300 persone." I pazienti provengono da tutta la Sardegna, regione che fino a pochi anni fa non aveva alcun programma specifico.
pecs "I disturbi pervasivi dello sviluppo, o autismo - ha spiegato il direttore del Centro, Giuseppe Doneddu - alterano in maniera drammatica lo sviluppo dei bambini e compromettono le autonomie personali e sociali determinando costi molto elevati, dal punto di vista affettivo e economico, non solo per gli individui ma anche per le famiglie e per la società." Il Centro ha raccolto il numero di casi di pazienti affetti da Disturbi pervasivi dello sviluppo riordinato per anno di nascita. "Sono dati sottostimati - ha sottolineato Giuseppe Doneddu - perché non tutti sono stati visti nel nostro centro. I nati nel 2004 stanno arrivando adesso poiché le diagnosi vengono fatte tra i 18 e i 24 mesi. Siamo intorno ai 20 nati per anno. E se teniamo conto che i nati per anno in Sardegna sono circa 10 mila, noi stimiamo un'incidenza di nuovi dati pari a 20 nati ogni 10 mila."
L'intervento si fonda sull’Applied Behavior Analisys: due ore terapia cognitivo comportamentale al giorno per 5 giorni alla settimana; un'ora di terapia del linguaggio e della comunicazione (ABA) per 5 giorni alla settimana; mezz'ora di terapia occupazionale alla settimana; un'ora di intervento alla settimana con il sistema PECS (Picture Exchange Communication System, un esempio in alto a destra) per i pazienti non verbali.
velaterapia Il trattamento prosegue poi in ambito domiciliare per favorire l'integrazione dei pazienti nel contesto sociale e scolastico, o anche extrascolastico, come il progetto Vela Solidale, che si svolge da oltre un anno (in collaborazione con i Comuni di Cagliari e Quartu S. Elena, Unicef, Rotary, Yacht Club, Lega Navale, Centro velico di Quartu S. Elena, Ospedale S. Maria Bambina di Oristano): una cinquantina di pazienti di età compresa tra 4 e 20 anni, affetti da problemi motori o disturbi pervasivi dello sviluppo, hanno vissuto esperienze di velaterapia. I risultati della ricerca saranno presentati a Oslo, nel corso dell'VIII congresso internazionale sull'autismo in programma il 31 agosto 2007.
Il Centro del Brotzu negli ultimi mesi del 2006 ha dato vita a numerose attività. erin In particolare i corsi di formazione, l'ultimo dei quali ha avuto una docente d'eccezione: Erin Brooker Lozott (M.S., CCC-SLP UCF-Center for Autism and Related Disabilities Alessandri & Associates, Florida, foto a destra) sul tema "Funzioni Esecutive e Teoria delle Mente: modelli d’intervento per i disturbi del linguaggio e della comunicazione nei PDD". O i seminari tenuti da Lennart Gustafsson (professore associato all’Università Lulea, in Svezia, esperto di Ingegneria Informatica all’Embedded Internet System Laboratory) sulle reti neruali Self-Organizing Maps (SOMs), che permettono lo studio dello sviluppo delle mappe corticali, quelle compromesse negli individui con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.

24 dicembre 2006

Un racconto inedito. Il mio regalo per i lettori di Linguaggio Macchina.

Linguaggio Macchina.
Alberto era un ragazzo tranquillo. Aveva iniziato a giocare con il computer del papà a 8 anni, e a dieci sapeva usare tutti gli apparati elettronici della casa. I vicini gli chiedevano di aggiustare il frullatore, la radio, l’aspiravolvere. A dodici anni aveva iniziato a programmare. A quindici era già in grado di eseguire qualche lavoretto serio: un programmino di contabilità per lo studio di papà, un applicativo per catalogare le ricette della zia Paola, il sito internet del negozio di quadri sotto casa. sabaOggi Alberto ha vent’anni e studia all’università: esce per andare a lezione, rientra per pranzo, riesce solo se ha laboratorio, palestra o qualche pizzata con gli amici. Ma il resto del tempo non esiste tv, ragazza o videogiochi. Alberto accende i suoi pc con i quali a allestito una rete senza fili e resta ore in camera. Studiava quel poco che gli serviva per fissare bene i concetti, quando non aveva già letto e capito l’intero paragrafo per conto suo prima della lezione.
I genitori lo chiamano ancora il bambino e pensano sempre che stia giocando come faceva molti anni prima. “Il gioco è la vita stessa del bambino – ripeteva spesso la mamma – l’esperienza che più di ogni altra lo aiuta a costruire la sua intelligenza e la sua personalità.”
Ma Alberto non era più un bambino. E non restava in camera a giocare. “Creo software” rispondeva agli zii quando passavano a trovarlo e gli rivolgevano il solito “Ciao Alberto, come va? Cosa stai facendo di bello?”
Una volta a tavola disse: “Sono un creatore. Leggo, capisco, imparo, e poi creo software.” E di fronte all’espressione interrogativa della mamma continuò: “Il software libera il potenziale presente nell’hardware e agisce come trasformatore e traduttore di informazioni. Dal linguaggio umano al linguaggio macchina. E io oltre a creare software devo anche studiare e dare gli esami.”
Il padre immaginava che dopo aver discusso la tesi e completato il lungo percorso universitario il suo bambino sarebbe stato pronto a entrare nel ciclo produttivo realizzando programmi per qualche grossa multinazionale del settore. Del resto da piccolo aveva dimostrato interesse per molti campi della conoscenza. E i docenti erano fieri di lui. Come amava le scale musicali e le combinazioni di colori, così aveva sviluppato una particolare predilezione per la tavola periodica, giungendo a considerare i componenti ultimi della materia alla stregua di una tavolozza o di uno spartito. Ma poi la passione per il computer aveva prevalso su ogni altro interesse.
Alberto ogni tanto pensava a cosa avrebbe fatto da grande. Non aveva alcuna intenzione di chiudersi in uno studio o peggio in un grande e rumoroso open space per creare software che altri avrebbero inserito in un pacchetto e rivenduto, dopo averlo etichettato con un nome e un marchio, senza mai citare il suo nome. Per lui il software si doveva sviluppare liberamente con la partecipazione di più menti in un percorso creativo senza compartimenti stagni. Ne era convinto per la bellezza e la vivacità del confronto che su questi temi era nato e si era sviluppato in rete e al quale aveva partecipato con entusiasmo e per quello che aveva letto nei pochi libri che si era fatto arrivare da fuori o aveva preso in prestito nella biblioteca della facoltà.
Alberto amava le frasi piene di contenuto, quelle che ricopiava nel suo taccuino di pelle nera ogni volta che le trovata in un libro o in un sito o nella segnature di un messaggio di posta elettronica. Una volta aveva scritto a un amico di tastiera, quello che si faceva chiamare artiglio, che certe frasi gli ricordavano le melanzane alla parmigiana. Squisite e con un effetto immediato sul palato, ma da mangiare con moderazione. E lo stesso valeva per i forum, le chat e i blog, dove spesso lasciava la sua opinione, ma non si fermava mai troppo tempo: a vent’anni era già in grado di amministrare il tempo come pochi alla sua età. “Non voglio sprecare le mie giornate” pensava quando le discussioni si facevano troppo animate e i flame poveri di significato. Lui non aveva mai voluto fissare una frase sotto la sua firma, nelle email, perché preferiva farlo a seconda del destinatario, della circostanza, del contenuto stesso della comunicazione. Agli inizi era solito chiudere con poche righe tratte da Computer Zen, di Philip Toshio Sudo: asaba
Gli esseri umani si differenziano dalle altre specie per il fatto di:
avere delle capacità comunicative;
essere abili a usare strumenti e attrezzi;
essere consapevoli di se stessi.

Alberto raramente riprendeva frasi usate da altri perché teneva molto a essere originale. Cercava nei libri qualcosa che potesse in qualche modo rappresentare i suoi pensieri, scuotere, provocare, emozionare. Poi, negli ultimi tempi amava trascrivere una frase di Nathaniel Borenstein dal libro "Programming as if People Mattered":
La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che è più probabile che la distruzione del mondo, qualora ciò si realizzi, avverrà accidentalmente.
A questo punto, siamo noi ad entrare in gioco. Noi siamo professionisti del computer e in quanto tali provochiamo incidenti.

Poi accadde qualcosa. Passavano le settimane e Alberto si isolava sempre più. Non parlava quasi più. Non usciva dalla sua stanza se non per necessità urgenti.
Era successo che Alberto, chissà, forse per dimostrare qualcosa, forse per riuscire a raccontare ai frequentatori delle stanze virtuali che preferiva, intelligenza artificiale e ingegneria del software, qualcosa di nuovo e non banale. O forse solo per la bruciante passione che lo animava Alberto aveva iniziato parlare con i computer. Nel senso che sapeva come comunicare con loro. Si esprimeva facilmente con il linguaggio più lontano dall’uomo, e più vicino al computer. Un linguaggio ai più totalmente inaccessibile. Noto con il nome di Linguaggio Macchina.

Linguaggio Macchina è un racconto di Andrea Mameli.
Le foto sono gentilmente concesse da Antonio Saba.
Cagliari, 24 dicembre 2006

23 dicembre 2006

AUGURI da linguaggiomacchina.it

Zavalloni Alle lettrici e ai lettori di linguaggiomacchina.it auguro Buon Natale e Felice 2007. Andrea Mameli, Cagliari. [Disegno: Gianfranco Zavalloni]
"Non insegnate ai bambini ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore il resto è niente." (Giorgio Gaber)

I giornali moriranno nel 2034

newspaper of future Così titolava in prima pagina The Economist (27 agosto 2006). Newspapers Are Doomed! Buy Their Shares! gli fa eco Paul Talacko (Indipendent Financial Comparision, 29 August 2006): "Newspapers are disappearing. Readers are getting their news from the Internet and advertisers are following them. The last newspaper will be printed in 2034. That's what some people think anyway." [Nella figura a sinistra: Newspaper of the Future for skwish.com]
Per via dello sciopero di questi giorni, che dimostra la volontà (ostinata e anacronistica) degli editori di non accogliere le richieste dei giornalisti, mancano in edicola i miei quotidiani preferiti per molti giorni di seguito. E questo mi fa pensare ancora di più al valore dei Blog e delle testate informative presenti nel Web. Forse la profezia dell'Economist ha discrete probabilità di realizzarsi. sottile giornale digitale Sicuramente il mondo dell'informazione cambierà ancora, e molto, sotto la spinta delle tecnologie. Un esempio: lo schermo ultrapiatto e flessibile (foto a destra) pensato per la lettura delle notizie in stile simil-iPod, sviluppato al Paisley University's Thin Film Centre: Newspaper of Future (blog.newspaperindex.com 17 luglio 2005).

Any: il tasto fantasma.

anykey"King-Size Homer", episodio della saga dei Simpsons, mostra il povero Homer alle prese con una tastiera di Pc... impegnato nella ricerca del tasto "any". L'origine della procedura "Press any key to continue" risale ai tempi dello ZX Spectrum (Sinclair, 1982): con questo sistema si intendeva mantener viva l'attenzione nell'utente nell'esecuzione di un programma. Oggi pare che il problema della confusione tra "tasto any" e "qualsiasi tasto" assuma proporzioni non proprio marginali: lo dimostra la presenza, nelle Frequently Asked Questions ufficiali di una compagnia australiana (TPG) e della Compaq (ove si spiega che: The term "any key" does not refer to a particular key on the keyboard. It simply means to strike any one of the keys on your keyboard or handheld screen.)

Non poteva mancare un intero set di tasti speciali messo in vendita online: "Computer Key Caps (Set of 8) - $2.50 each"!

20 dicembre 2006

Una piccola sorgente per un piccolo pc.

potencoRicordate il progetto One Laptop per Child? Ne parlammo due mesi fa: (Libia: il pc da 100 dollari per tutti i bambini). C'era un problema: il piccolo computer potrebbe essere diffuso in zone dove l'energia elettrica è difficile (se non impossibile) da trovare. Ecco la soluzione: un piccolo generatore - ideato da Potenco - da azionare a mano! Vedremo nei prossimi mesi/anni quanto le due innovazioni riusciranno a diffondersi.

14 dicembre 2006

Sulle tracce di Darwin con Syusy e Roversi (14 dicembre 2006)

Sulle tracce di Darwin con Syusy e Roversi
“Evoluti per caso” è il progetto che per 10 giorni coinvolgerà 8 bambini nel viaggio intorno all’evoluzione
di Andrea Mameli 
(L'Unione Sarda, 14 dicembre 2006)

È una spedizione scientifica assolutamente insolita quella presentata il 12 dicembre a Trieste. I protagonisti saranno 8 bambini che viaggeranno per dieci giorni ripercorrendo il celebre viaggio compiuto da Charles Darwin tra il 1831 e il 1836. Saranno, con il biologo Alfred Beran dell’Ogs (Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale, con sede a Trieste), sulla barca di Syusy BladyPatrizio Roversi, i “Velisti per Caso” ribattezzati “Evoluti per Caso”. Questo viaggio costituisce l’occasione per raccontare l’evoluzione a quasi 200 anni dalla nascita di Darwin (9 febbraio 1809) attraverso le tappe dell’esplorazione quinquennale compiuta dal naturalista inglese a bordo del brigantino Beagle.
Ma come si fa a diventare scienziati in erba? Gli organizzatori (Sissa Medialab, Editoriale Scienza, Ogs) hanno scelto bambini con tre caratteristiche: sono molto interessati alla scienza, i loro genitori hanno un ruolo attivo nel progetto, parlano più di una lingua. A guidarli sarà la giornalista scientifica del canale Rai Educational e del Cern di Ginevra, Paola Catapano, madre dell’iniziativa (e di uno dei piccoli esploratori). Il diario di bordo della missione sarà disponibile in tempo reale, in modalità pod-cast e vod-cast, sul sito https://medialab.sissa.it/minidarwin/ curato da un’altra giornalista scientifica che fa parte dell’equipaggio, Simona Cerrato del Sissa Medialab di Trieste, con la collaborazione dello sponsor tecnico Appledipartimento educazione.
Viaggiando da un’isola all’altra dal 28 dicembre 2006 al 9 gennaio 2007, con il veliero Yate, il gruppo visiterà l’arcipelago delle Galapagos ed effettuerà osservazioni simili a quelle che permisero a Darwin di elaborare la teoria dell’evoluzione. Muniti di strumentazione da esploratori e da ricercatori, gli 8 bambini, di età nazionalità diverse, osserveranno la straordinaria biologia e geologia terrestre e marina di queste isole e la particolare biodiversità.
Il primo appuntamento tra l’equipaggio del veliero italiano è in programma il 30 dicembre alla scuola elementare Alejandro Alvear, all’isola di San Cristobald (Galapagos), dove gli esploratori incontreranno le autorità e gli abitanti del luogo. «L’incontro – spiega Simona Cerrato – servirà per stabilire un contatto che cercheremo di far diventare duraturo con progetti culturali, educativi e magari di sostegno a distanza. L’idea è di fornire la scuola di tutto l’occorrente per il collegamento Internet, con l’aiuto del Cern e dell’Ogs di Trieste». Ogni giorno sono previste osservazioni e attività comprendenti esperimenti scientifici: «I bambini ancora non conoscono il programma – sottolinea Simona Cerrato – per lasciare loro il piacere della meraviglia e della scoperta.
Naturalmente queste attività sono solo una parte dell’esplorazione. Ogni giorno ci sarà molto tempo anche per vere esplorazioni». Gli esperimenti condotti durante il viaggio saranno raccolti in un libro per ragazzi che verrà pubblicato da Editoriale Scienza, e la Rai dedicherà ai Mini-Darwin alle Galápagos una puntata della trasmissione Velisti-Evoluti per caso. Rai Educational, infine, dedicherà all’impresa uno spazio di informazione e approfondimento di taglio divulgativo.

ANDREA MAMELI



12 dicembre 2006

Piccoli Darwin crescono.

mini darwin
Trieste, 12 dicembre - Varato il progetto Mini-Darwin alle Galapagos. L'evoluzione raccontata dai bambini. I piccoli scienziati, di età compresa tra 7 e 14 anni, costituiscono il grosso dell'equipaggio che ripercorrerà alcune tappe del viaggio compiuto da Charles Darwin tra il 1831 e il 1836. Ecco la squadra: Amrit (7 anni, italiano, di origine nepalese con papà tedesco, vive a Trieste), Alberto (9 anni, italiano, bilingue: italiano e francese, vive a Ginevra), Mary (9 anni, francese, vive a Divonne-les-Bains, Francia), Fulvia (10 anni, italiana, vive a Napoli), Tommaso (11 anni, italiano, vive a Torino), Alberto (12 anni, italiano, vive a Napoli), Margherita (12 anni, italiana, vive a Torino), Philippe (14 anni, tedesco, trilingue: tedesco, spagnolo e francese, vive a Ginevra).
Alla guida della spedizione il biologo Alfred Beran (OGS-Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, Trieste) e le giornaliste scientifiche Paola Catapano (ideatrice dell'iniziativa) e Simona Cerrato (che curerà il diario di bordo).
Il viaggio è parte del progetto "Evoluti per Caso - Sulla rotta di Darwin" cui la Rai dedicherà una puntata della tramissione Velisti per caso, mentre il canale RAI Educational realizzerà un approfondimento dedicato ai piccoli Darwin.
Alla casa editrice triestina Editoriale Scienza spetterà il compito di pubblicare un volume dedicato a questa magnifica avventura.

08 dicembre 2006

Quale Sardegna nella stampa britannica?

ita-ing Come appare la Sardegna tra le righe dei quotidiani e dei periodici britannici? Che idea hanno della nostra isola i discendenti di David Herbert Lawrence? Il tema, a mio avviso molto intrigante, sarà affrontato venerdì 15 Dicembre in un incontro organizzato dall'associazione culturale Italia-Inghilterra (Sala Convegni Camera di Commercio, Largo Carlo Felice 72, Cagliari, con inizio alle 17,30). L'occasione è data dalla pubblicazione del quinto Quaderno dell'associazione: uno studio sulla presenza della Sardegna nella stampa britannica, nel periodo compreso fra il primo Novembre 2005 e il 30 ottobre 2006. La ricerca è stata condotta da Olga Denti, ricercatrice di lingua inglese alla Facoltà di Economia dell'Università di Cagliari (con la collaborazione di Roberta Serra, Franco Staffa e Andrea Mameli). barnaby Il volume affronta anche il tema della figura dell'arbitro di calcio nella storia italiana, a cura di John Foot, autore di History of Italian Football, docente di Storia Italiana allo University College di Londra. Infine il musicologo scozzese Barnaby Brown (nella foto a destra in copertina su Piping Today) descrive la lunga permanenza in Sardegna, lo studio delle Launeddas, il confronto con altri strumenti a fiato delle Highlands. Scrive Brown su triplepipe.net: "The archaeological record suggests that the triplepipe originated in Sardinia. It appears to have been the leading musical instrument of Sardinian culture since the Bronze Age, and a tradition of distinction survives to this day in the launeddas."

04 dicembre 2006

La scienza si fa arte. Così le scoperte diventano spettacolo (L'Unione Sarda, 4 dicembre 2006)




Tecnologie informatiche e accesso alla conoscenza.

bologna auto schiacciata da macigno L'accessibilità come indicatore di civiltà era il tema dell'edizione 2006 del salone bolognese Handimatica. Anche considerando solo gli impedimenti all'apprendimento personalizzato, gli ostacoli all'accessibilità dal punto di vista informatico e le limitazioni di inadeguate impostazioni didattiche, sono condizioni che schiacciano l'individuo. A volte la riconquista della libertà può avvenire anche con l'aiuto delle nuove tecnologie. I seminari, i convegni e le esposizioni del salone Handimatica (evento che ha l'unico difetto di svolgersi ogni due anni e non annualmente) presentano innumerevoli proposte che permettono una più o meno drastica riduzione dei problemi dovuti alle più svariate forme di handicap per mezzo dell'informatica.
libri handicap Ho tra le mani due eccellenti volumetti, presi a Bologna sabato primo dicembre: Autismo e computer, pubblicato con il contributo del Rotary Club Bologna, a cura della Fondazione Asphi Onlus, e Ritardo Mentale, come utilizzare al meglio le nuove tecnologie con i disturbi cognitivi realizzato dalla Anastasis Scarl. I due volumetti, entrambi del 2006, forniscono informazioni importanti in merito alla scelta delle tecnologie per il supporto all'apprendimento. Per realizzare Autismo e Computer l'Asphi ha studiato le reazioni di un campione di bambini affetti da varie forme autismo (non accompagnato da ritardo mentale) di fronte a una serie di software educativi (sviluppo di abilità di base attraverso il gioco con le forme, con le lettere e con i numeri). Il volume della società Anastasis, illustra le diverse tipologie di ritardo mentale fornendo un elenco ragionato di ausili informatici consigliati caso per caso.

03 dicembre 2006

Imparare la Scienza giocando con i Robot.

robotIeri, di rientro dal Convegno sulla Comunicazione della Scienza di Forlì ho fatto un salto a Bologna al salone Handimatica (di cui parlerò in un prossimo post) e ho potuto prendere in mano il piccolo androide nello stand dell'importatore italiano (Media Direct).
Per approfondire, dalle origini (Papert) a oggi (Italia, 2006): Robotica Educativa di Maurizio Garbati (Le Scienze, 2006).
Dal 1998 i mattoncini Lego, compagni di giochi di molte generazioni di bambini, hanno il cervello.
Le tradizionali costruzioni nate nella bottega di Ole Kirk Christiansen, un falegname di Billund (Danimarca), nel 1934, con l'introduzione di microcessori, sensori e sistemi di connessione con o senza fili, hanno acquistato un immenso potenziale educativo.
mattoncino intelligenteCon "LEGO® MINDSTORMS® NXT for Education" e "ROBOLAB" ogni anno studenti di varie parti del mondo dagli 8 anni in su familiarizzano con scienze, tecnologia, ingegneria e matematica.
Esistono kit di costruzione accattivanti, software di programmazione e adeguati programmi scolastici.
dna Dai robot umanoidi al DNA, dalle automobiline alle centrali elettriche in miniatura, dalle ruspe ai meccanismi semplici: le proposte sono numerose. Anche alcune scuole italiane stanno adottando questi nuovi strumenti didattici.
Segnalo in proposito: “Primi passi nella cibernetica. Robot e mattoncini in un viaggio dal Liceo alla Scuola dell’Infanzia" di Alessandro Efrem Colombi, Linda Giannini, Carlo Nati (Atti del Convegno EXPO e-Learning Ferrara (9 ottobre 2004).

27 novembre 2006

Immune Attack: giocare con le cellule.

immune attackSi chiama Immune Attack. Ma non è il "solito" videogioco. Lo ha creato la Federation of American Scientists con l'obiettivo di proporlo alle scuole come strumento didattico. Presentato il 29 Settembre 2006 al convegno "Games for Health Conference" (School of Medicine, Baltimora) nella sezione "The Body is a Game", Immune Attack mostra diversi livelli d'infezione associati ai livelli di gioco. Il giocatore può percorrere i vasi sanguigni, insieme ai globuli rossi, e osservare come il sistema immunitario combatte contro agenti patogeni. Il videogame non è attualmente disponibile online. Per poterlo ricevere è necessario iscriversi alla newsletter: immuneattack@fas.org.

25 novembre 2006

Febbri malariche a intermittenza: l’enigma risolto (L'Unione Sarda, 25 novembre 2006)

"Quartana no est toccu de campana”: il proverbio sardo, facendosi interprete della consapevolezza popolare della gravità delle varie forme di malaria, rimanda al mistero dell'intermittenza delle febbri e ci ricorda l’importante ruolo che questa malattia ha giocato per la Sardegna e i sardi. Di questo mistero, e di come, grazie all'opera di Camillo Golgi, non è più tale, parlerà oggi a Cagliari Eugenia Tognotti (docente di Storia della Medicina e Scienze umane alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Sassari), nel corso del convegno dedicato al centenario del Premio Nobel a Camillo Golgi.
Bartolomeo Camillo Emilio Golgi, più noto per aver ideato la tecnica detta della “Reazione Nera”, utile all'osservazione delle cellule nervose, negli anni tra il 1885 e il 1892 si dedicò a importanti studi sulla malaria. Con le sue ricerche giunse a distinguere a livello microscopico tre diverse specie di parassiti cui corrispondevano differenti tipologie di malattia, scoprendo poi che la successione periodica degli accessi febbrili corrisponde al ciclo regolare di sviluppo del parassita nelle varie forme cliniche di malaria: quello della febbre terzana si riproduce in 48 ore e quello della quartana in 72 ore.
Che ruolo ebbe Camillo Golgi in questo campo?
«L'intermittenza delle febbri è stata per secoli un enigma scientifico su cui si è esercitato il pensiero medico. Nel Settecento si pensava che fosse dovuta alla congestione della milza. Nell’Ottocento si avanzò l’ipotesi di un collegamento tra accessi febbrili e sviluppo dei parassiti. Camillo Golgi la verificò con il metodo sperimentale proprio della nuova scienza microbiologica ».
Quale fu l’importanza di questo studio?
«Decisamente enorme, per quanto riguarda le strategie terapeutiche. Stabiliti i criteri che consentono la diagnosi differenziale tra le diverse forme e il modo di azione del chinino sui parassiti malarici, e appurato che le forme giovanili, immediatamente derivanti dal processo di segmentazione, sono le più suscettibili, l’indirizzo del trattamento era fissato: per impedire l’insorgenza dell’accesso febbrile ed eliminare progressivamente l’infezione, occorreva somministrare il chinino poche ore prima dell’accesso affinché agisse sulle nuove generazioni del parassita. Da queste scoperte sono derivate le famose leggi sul Chinino di Stato, del 1901, cioè la distribuzione gratuita del farmaco a tutta la popolazione esposta. Il risultato fu il drastico calo della mortalità nel giro di pochissimi anni».
Contro la malaria Golgi ebbe altri meriti?
«Da senatore e da scienziato il suo impegno civile contro la malattia non venne mai meno. Occorre poi notare che il suo allievo e nipote acquisito, Aldo Perroncito, che insegnò Anatomia patologica all’Università di Cagliari nei primi anni Venti, continuò l’opera come membro della Società per gli Studi della malaria, e tenne il discorso ufficiale proprio sulla malaria a Cagliari, all'inaugurazione dell'anno accademico 1921-22». 

ANDREA MAMELI





24 novembre 2006

Equilibri fragili e conoscenza per pochi...

apixeddaS'apixedda (vezzeggiativo di ape) percorre una strada vicino a Cagliari con il suo carico di cascittas & cascitteddas (cassette per la frutta di dimensioni varie) lenta e inesorabile. Ringraziamo molto Alessandra Basciu (fedelissima lettrice del Blog Linguaggio Macchina) per la testimonianza visiva. Le foto offrono lo spunto per anticipare uno dei contenuti che esporrò questo pomeriggio alla presentazione del progetto Fragili Equilibri.
Senza un veicolo adeguato (per dimensioni e potenza) la società della conoscenza resterà una chimera. O, peggio, una cosa vera, ma solo per pochi. Uno dei compiti dei Musei (e lo science center ancor di pià) era proprio democratizzare l'accesso al sapere... Intanto l'apixedda carica procede molto, troppo lenta. E rischia di farsi tamponare. Poi, alla prima curva, qualora malauguratamente la verticale tracciata fino al suolo a partire dal baricentro dell'apixedda cadesse oltre l'area triangolare tracciata fra le tre ruote del motocarrro... patapunfete! La società della conoscienza, credo di poterlo sostenere a meno di documentate prove contrarie, si radica, corre, decolla, solo se adeguatamente sostenuta. Altre città, altre regioni, si sono mosse non tanto prima di noi (ci sono esperienze sarde che vantano molti anni di decantazione) ma con più potenza. Una potenza data dalle Istituzioni locali che hanno creduto e sostenuto, certo, ma anche grazie a splendide collaborazioni tra Università e Associazioni, tra centri di ricerca e società private. E' accaduto a Genova, a Napoli, a Trieste, a Perugia...
195E noi siamo sempre sulla 195 (splendida vergogna europea giusto per usare un esempio di strada statale adatta all'ape) con il nostro carico di idee, progetti, esperienze, competenze, desiderio di fare e di cambiare, che arranchiamo con la nostra apixedda in attesa che avvenga il miracolo (o la lenta evoluzione giunga a compimento) di veder nascere un bellissimo Science Center. La Conoscenza è fatta di tanti tasselli. Un luogo dove sperimentare la scienza, magari partendo dalla sua interazione con l'arte e con la creatività, perché no... Ma non c'è bisogno di un (per quanto incantevole) guscio di livello mondiale, che rischia di fare la fine del sarcofago (come è accaduto altrove in Europa, precisamente in Spagna) semi-vuoto... Serve la serietà di crederci, con la voglia di lavorare assieme. Partendo da poco per arrivare dove altri sono già arrivati. E poi l'apixedda diventerà una fantastica attrazione, al confine tra arte e scienza, con la quale sperimentare gli equilibri fragili, e la bellezza del Sapere.
La scienza si fa arte. Così le scoperte diventano spettacolo (L'Unione Sarda, Cultura, 4 dicembre 2006).

23 novembre 2006

Equilibrismi scientifici

fragili equilibri Cagliari venerdì 24 novembre 2006 (Centro culturale EXMA, Via S. Lucifero 71, 17.00), tavola rotonda: Arti, giochi e saperi in equilibrio. Seminario di presentazione del progetto Fragili Equilibri.
Intervengono: Tonino Casula (artista), Lavinia Del Longo (responsabile Progetto Museo di Scienza, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento), Andrea Mameli (ricercatore e giornalista scientifico), Rosella Onnis (Presidente provinciale Unicef), Carla Romagnino (ScienzaSocietàScienza), Giorgio Pellegrini (Assessore alla Cultura Comune di Cagliari), Antonello Arru (Presidente Fondazione Banco di Sardegna). Coordina: Pinella Depau (associazione Le strade di Macondo).

La scienza si fa arte. Così le scoperte diventano spettacolo Andrea Mameli (L'Unione Sarda, 4 dicembre 2006, pagina della Cultura).

18 novembre 2006

Accessibilità: misura di civiltà

HANDImatica 2006 ha per tema centrale l'accessibilità considerata cartina al tornasole del livello di civiltà di un Paese. A Bologna (Palazzo dei Congressi Piazza Costituzione) dal 30 novembre al 02 dicembre 2006 si parlerà anche di apprendimento: nella scuola, nel lavoro, per una vita indipendente, per tutti; di tecnologia: ICT come strumento di partecipazione; di comunicazione: comunicare con i disabili, comunicare la disabilità.

17 novembre 2006

Con "Musicolor" ora la scienza è più vicina all'arte (L'Unione Sarda, 18 novembre 2006)

Musicolor Caglioti Tchouvileva Vasilij Kandinskij sognava che i suoi dipinti si potessero ascoltare. Non sbagliava: poche settimane fa una ricerca sviluppata allo University College di Londra ha confermato la previsione del pittore russo, aggiungendo che si potranno anche creare musiche da guardare. Un assaggio di questo interscambio sensoriale è stato fornito ieri a Pula (parco scientifico e tecnologico Polaris) durante l'incontro organizzato dal CRS4 sul tema "Futurismo e cromo-architetture spazio-temporali della musica" cui hanno partecipato due docenti del Politecnico di Milano, Giuseppe Caglioti (Ordinario di Fisica dei solidi) e Tatiana V. Tchouvileva (Regista e Docente di Estetica), ideatori, insieme a Goran Ramme (docente di Chimica all’Università di Uppsala, Svezia) del progetto Musicolor.
Professor Caglioti, il Musicolor è un modo per avvicinare arte e scienza?
«A noi piace pensare a Musicolor come a una nuova forma naturale di arte tecnologica. Assistiamo senza poter reagire allo sviluppo di un mondo artificiale che si affianca alla natura e tende addirittura a sostituirla. Ebbene, a nostro avviso, è bene privilegiare processi che esaltino la creatività dell’uomo traendo vantaggio dall’aiuto della natura».
Come funziona il Musicolor? 
«È un po’ quello che accade nell’arcobaleno o in una macchia d’olio sull’asfalto: una sostanza trasparente e priva di pigmenti, come le goccioline d’acqua nell’aria dopo un temporale, scompone la luce del sole nei colori dell’iride. Se però una sostanza, opportunamente dotata di queste proprietà, è esposta, nel dispositivo Musicolor, oltre cha a una luce “bianca” alla pressione acustica del suono o della voce, basta un bisbiglio, e si deforma con incredibile prontezza ai suoni che la deformano. Ne risulta una sorta di autoritratto analogico della musica o della voce che può essere visualizzato su uno schermo». 
Uno strumento utile nell’insegnamento delle materie scientifiche?
«Nel processo di autoorganizzazione della sostanza entrano in gioco la luce, il suono e la materia nonché le interazioni tra luce e materia e tra suono e materia. Intervengono pertanto sia la scienza dei materiali, sia processi di natura fisica, come risonanza, caos deterministico, e altri. Non trascurerei l’ausilio che Musicolor offre alla didattica musicale: descrivere la musica aiutandosi con un suo fedele autoritratto analogico consente di superare difficoltà dovute all’astrattezza della materia. D’altronde musica e matematica sono parenti stretti: tre secoli fa Leibnitz scriveva che “la musica è un esercizio nascosto di aritmetica della mente, di una mente che non sa di contare”».
Cosa significa presentarlo in Sardegna, regione che manifesta una vocazione alla ricerca in continua crescita?
«Si fa un gran parlare, in Italia, di innovazione e di competitività. Io penso che per noi ricercatori creare qualcosa di nuovo, di bello e di utile è più semplice che gestirne lo sviluppo industriale e commerciale. Il fatto che una delle quattro S che figurano nell’acronimo CRS4 significa Sviluppo, ci induce a sperare che il nostro sogno, perseguìto senza successo fin dai tempi di Newton, non sia destinato a infrangersi bruscamente da un momento all’altro con la comparsa sul mercato internazionale di un KIT Musicolor made in China».
ANDREA MAMELI
 (L'Unione Sarda, 18 novembre 2006, pag. 52, Cultura)



Weblog e Podcast a Scuola.

edidablogNuove diavolerie da evitare o sistemi intelligenti con cui confrontarsi e da imparare rapidamente a usare? Noi pensiamo che il binomio “Weblog & Podcast” (che fu anche il titolo di un felice incontro, tenutosi a Genova il 28 Aprile 2006) possa riservare gradite sorprese anche nel mondo della scuola. Da alcuni mesi, con passione, studenti e insegnanti, genitori ed esperti, hanno dato vita a numerose esperienze di successo. E la settimana prossima, durante il Salone delle tecnologie didattiche ABC-TED, saranno premiati i Blog selezionati per il Primo Concorso Weblog & Podcast organizzato dal Ministero dell'Istruzione. Questi i criteri di valutazione: originalità nell’utilizzo della tecnologia in ambito didattico o dell’aggiornamento professionale, riproducibilità della metodologia didattica utilizzata con il blog/podcast, integrazione nella didattica quotidiana o nell’aggiornamento professionale, coerenza con un progetto didattico chiaro e definito, uso esperto della tecnologia dei blog e dei podcast (es. uso appropriato delle categorie ecc.), aggiornamento sufficientemente assiduo del blog /podcast. La premiazione dei migliori blog/podcast Edidablog avrà luogo il 22 novembre alle 14.00 (Stand del Ministero della Pubblica Istruzione, Padiglione D, Fiera di Genova).
Il Ministero ha attivato il servizio www.edidablog.it che prevede la creazione gratuita di blog in ambiente protetto, corsi online, suggerimenti, segnalazioni, link.

Il Musicolor. Tra Scienza e Arte.

musicolor pula polaris Questa mattina si è svolta al parco scientifico e tecnologico della Sardegna (Polaris) la presentazione del sistema Musicolor. L'innovativo apparato analogico, in grado di convertire i suoni in forme e colori, è stato illustrato da due dei suoi inventori: Giuseppe Caglioti (Ordinario di Fisica dei solidi e Docente di Estetica al Politecnico di Milano, autore di oltre 130 pubblicazioni scientifiche, due brevetti e circa 50 pubblicazioni sulle relazioni fra arte e scienza, Medaglia d'oro per le Scienze dell'Accademia dei Lincei nel 2005) e Tatiana V. Tchouvileva (Regista e Docente di Estetica alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, conduce ricerche sulle applicazioni delle tecnologie cinematografiche nella didattica). Nel corso dell'incontro sono state mostrate alcune registrazioni di immagini ottenute da un prototipo del Musicolor (in funzione presso il Dipartimento di Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano) sollecitato per mezzo di temi musicali di varie epoche. Durante il dibattito con il pubblico, costituito da docenti di fisica e di musica, da artisti di varie espressioni (musica, pittura, scuoltura e danza) e ricercatori di diverse discipline, sono stati formulate numerose domande e esposti alcuni punti di vista. Unanime il desiderio di rivedere all'opera il Musicolor in Sardegna. Chissà, forse già la prossima primavera. [Nella foto: i due relatori nella sede del Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna, Polaris.] (Note: ho scattato la foto con la fotocamera 2 megapixel del Nokia N70, l'ho inviata, via Bluetooth, al portatile iBookG4 e da questo al Blog via http).
Approfondimenti:
- I colori della musica. Storia e prospettive (Tatiana Tchouvileva e Giuseppe Caglioti)
- Musica a Colori (Luca Tanzini, Università di Siena, 2004).

14 novembre 2006

Buon Compleanno Galileo!

Galileo, Giornale di Scienza e Problemi globali, nasce nel 1996 per iniziativa di un gruppo di scienziati e giornalisti scientifici, cui va il merito di aver avuto una semplice intuizione: usare il web come vettore della comunicazione della scienza. Oggi, va detto a ulteriore conferma della validità del progetto, sembra banale, ma per chi (come me) ha vissuto quegli anni, era evidente la difficoltà di molti ad accettare simili proposte. Galileo ha avuto il merito di crederci con forza e i prestigiosi riconoscimenti che può vantare dimostrano che si è trattato di un'idea di successo. Di fatto è stata la prima rivista italiana su Internet (ed è tuttora una delle poche) a raccontare la ricerca scientifica e tecnologica con attenzione verso le problematiche politico-sociali del pianeta Terra: dalla tutela dell'ambiente ai diritti umani, alla pace.
Il 4 dicembre Galileo compie 10 anni e verrà festeggiato a Roma (alle 18, libreria Bibli, via dei Fienarioli 28): Buon Compleanno!!

Camillo Golgi, un Nobel da ricordare.

golgiA Camillo Golgi (1843-1926) il premio Nobel per la medicina fu assegnato nel 1906. Ma le ricadute delle sue scoperte sono immense ancora oggi: fondò la moderna anatomia del Sistema Nervoso, scoprì l'agente patogeno della malaria, contribuì alle prime scoperte nel campo della struttura cellulare. L'Apparato reticolare interno (ribattezzato Apparato di Golgi) è il crocevia del traffico intracellulare di proteine e organelli. In altre parole una cellula può svolgere il suo compito solo se è capace di far giungere a destinazione le proteine da essa prodotte. Ogni anno vengono dedicati all'Apparato di Golgi qualcosa come mille articoli scientifici sulle riviste qualificate. Tra il 1885 e il 1892 Golgi si dedicò a importanti studi sulla malaria, giungendo a creare un modello (ciclo di Golgi) del ciclo di sviluppo del parassita della malattia, il plasmodio e individuò anche la relazione temporale tra l’accesso febbrile e la segmentazione del parassita (legge di Golgi). Ricordare Golgi non è solo rendere onore all'impegno di uno scienziato italiano. Significa anche riportare in luce pagine fondamentali di storia della scienza, delle quali generalmente si conosce, nella migliore delle ipotesi, solo il risultato ultimo. In questo scenario si inserisce il Simposio organizzato a Cagliari, in occasione del Centenario del Nobel a Camillo Golgi, da: Società Italiana di Neuroscienze, International Brain Organization, Università degli Studi di Cagliari.
Il convegno si terrà sabato 25 Novembre 2006 (con inizio alle 10) nell'Aula dell'ex Teatro Anatomico (Via Ospedale 121, accanto al Palazzo delle Scienze) con il seguente programma:
- Introduzione: Gaetano Di Chiara (Università Cagliari).
- Il Laboratorio di Golgi e le donne, Paolo Mazzarello (Università di Pavia).
- Golgi e il segreto delle febbri malariche, Eugenia Tognotti (Università di Sassari).
- L’apparato di Golgi e il "Golgi", Marina Bentivoglio (Università di Verona).
- Degeneration and Regeneration in the CNS. The contribution of Golgi and Cajal schools The contribution of Golgi and Cajal schools, Albert Aguayo (Presidente International Brain Organization).

13 novembre 2006

Medicina narrativa. Il potere della parola.

istituto superiore sanità Ascoltare un paziente, lasciare raccontare sensazioni e stati d'animo, permettere un libero sfogo, non rappresentano solo gesti di dignità. La Medicina Narrativa è una pratica che restituisce adeguata attenzione alle storie di malattia anche come un modo per meglio comprendere le persone, magari per giungere a nuove strategie di intervento. La narrazione dell'esperienza personale, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, dovrebbe meritare maggiore spazio nelle relazioni di cura, in quanto la sofferenza richiede di essere inserita in racconti reali per acquisire un senso preciso e trasformarsi in risorsa. Tuttavia raccogliere e portare alla luce un'esperienza non è facile dato che richiede tempi appropriati e riflessioni adeguate. Il Progetto Medicina Narrativa dell'Istituto Superiore di Sanità nasce con l'intento di fornire strumenti di lettura delle forme scelte dal paziente: poesie, versi, pitture, disegni. Non tutti siono naturalmente portati a descrivere i propri percorsi di vita a parole: c'è chi riesce a esprimersi solo per mezzo di versi o disegni.
Approfondimenti:
- Progetto Malattie Rare e Medicina Narrativa (Associazione Italiana Sindrome di Poland)
- Narrative based medicine: Narrative based medicine in an evidence based world (Trisha Greenhalgh, Department of Primary Care and Population Sciences, Royal Free and University College London Medical School).

09 novembre 2006

35 candeline per la Chiocciolin@

Erano gli ultimi mesi del 1971, data imprecisata, quando Ray Tomlinson inviò la prima E-mail. E da allora la Chiocciolina (@) ha conosciuto una fama crescente, ora planetaria. Tomlinson, che all'epoca aveva 30 anni, lavorava a Boston in una società di informatica, la Bolt Beranek and Newman (BBN), coinvolta nello sviluppo della rete primordiale: ArpaNet. Il software per il trattamento dei messaggi, che derivava da un programma di posta elettronica interno (SENDMSG) e uno sperimentale per il trasferimento dei file (CPYNET), venne migliorato l'anno seguente.
Approfondimenti:
- History of Email & Ray Tomlinson
- La "chiocciolina" e noi. Trentacinque anni dopo la creazione dell'e-mail, l'origine del simbolo @ rimane avvolta nel mistero. (Bruno Giussani, 14 maggio 2006)
- E-mail (Wikipedia)

08 novembre 2006

La Bestrofina e il naso artificiale.

La notizia della scoperta è di questi giorni, ma l'articolo era online sul sito pnas.org (Proceedings of the National Academy of Sciences) dal 15 agosto con il titolo: Bestrophin-2 is a candidate calcium-activated chloride channel involved in olfactory transduction e le firme degli otto ricercatori della SISSA, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste: Simone Pifferi, Giovanni Pascarella, Anna Boccaccio, Andrea Mazzatenta, Stefano Gustincich, Anna Menini, Silvia Zucchelli.
Il progetto della Sissa, sviluppato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia, ha portato alla scoperta che la Bestrofina è la proteina responsabile dell’amplificazione del segnale elettrico contenente l'informazione raccolta dai recettori dell'odore e destinata al cervello. La Bestrofina era nota come causa di una patologia neurodegenerativa della retina (la malattia di Best) e forse per questo non era mai stata considerata coinvolta nel complesso sistema olfattivo umano. [L'immagine mostra lo schema di trasduzione del segnale chimico in segnale elettrico e il ruolo della Bestrofina come amplificatore] Bestrophin
Secondo alcuni studi i primati e i roditori hanno lo stesso numero di geni codificanti per i recettori dell’olfatto, ma nei primati una parte si è trasformata in pseudogeni: sequenze geniche non più funzionanti. Inoltre nel naso dell'uomo si contano circa 350 sensori, mentre in quello di un topo ve ne sono circa mille. Una spiegazione è che lo sviluppo della visione tricromatica, qual'è la nostra, abbia finito per rendere superflua, ai fini della sopravvivenza, la sensibilità ad alcuni odori: nel corso dell’evoluzione dei primati questi geni, ormai svincolati dalla pressione della selezione naturale, avrebbero accumulato mutazioni tali da giungere a perdere completamente la loro funzionalità. La scoperta del ruolo della Bestrofina sarà sicuramente fondamentale per comprendere il funzionamento del sistema olfattivo umano, ma non si possono escludere altri scenari: per esempio lo sviluppo di terapie geniche utili a ristabilire una normale sensibilità olfattiva in chi ne è deficitario, o la creazione di un naso artificiale. La Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati è uno dei poli che compongono il network tecnologico multidisciplinare dell'IIT, con l'obiettivo di sviluppare il programma di ricerca e alta formazione dell'Istituto nei prossimi 5 anni"
Nasi artificiali e sensori sintetici sono strumenti molto utili, per esempio nel riconoscimento di sostanze nocive nell'aria o di tracce di esplosivi a partire da campioni ridottisimi, o ancora nella lotta alle frodi alimentari o nella sperimentazione di tessuti sintetici ipoallergici. Ancora una volta quello che oggi può ancora sembrare strano (o "da film di fantascienza") tra non molto sarà sperimentato in laboratorio, poi entrerà nel circuito industriale e da questo nei luoghi frequentati dagli umani, come le case, i ristoranti, gli aeroporti. Questione di tempo. Di ricerca. E di fantasia.
Approfondimenti:
- Missione speciale per il naso artificiale (ScienzaOnline 17 Marzo 2005)
- Perdita dell'olfatto nei primati e visione tricromatica (Webmaster-risorse.com)
- Il marketing olfattivo (olfatto.org)
- Olfatto: dal biologico all'artificiale (il Ducato online, scuola di giornalismo di Urbino, 2002)
- Bestrofina, e il naso di fa memoria, emozione, sensibilità (L'Unione Sarda, pagina della Cultura, 9 novembre 2006) anche in Rassegna stampa Università di Cagliari

Comunicazione della Scienza: il Convegno di Forlì

Dal 2002 la città di Forlì ospita il più importante convegno italiano dedicato alla comunicazione della scienza. L'evento, organizzato dal gruppo ICS (Innovations in the Communication of Science, SISSA, Trieste) e dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine di Forlì, è in programma dal 30 novembre al 2 dicembre 2006. Io presenterò un articolo, scritto con Fabrizio Murgia (collega del CRS4) e splendidamente illustrato da Claudia Cabras (Biblioteca Scientifica di Polaris), intitolato: "Comunicare la scienza con il fumetto e con il disegno animato". Programma della manifestazione: http://ics.sissa.it/conferences/cs2006.pdf

31 ottobre 2006

Fumetti e Scienza

Basciu Comics L'idea di avvicinare il pubblico alla scienza per mezzo del linguaggio espressivo del fumetto non è nuova. Ma non sempre è stata perseguita con efficiacia. Lo spiegano molto bene Lois Gresh e Robert Weinberg in "Superman contro Newton. I supereroi dei fumetti e la loro scienza (vera e falsa)" (Apogeo, Milano, 192 pagine, 13 euro). superman
E allora perché non fare qualcosa di nuovo? Per esempio un fumetto ideato appositamente allo scopo di trasmettere, con leggerezza (e quindi senza pretese di completezza) contenuti scientifici. Magari per spiegare il funzionamento di fatti di tutti i giorni. Dalla musica alla gastronomia, dai colori al movimento dei corpi.
Così ho pensato di radunare alcuni tra i più bravi artisti sardi (almeno di quelli che conosco personalmente :-) ed è nato il progetto "Scienz-a-Fumetti". I disegnatori che hanno accolto il mio invito sono: Giorgia Atzeni, Alessandra Basciu, Claudia Cabras, Fabrizio Pani, Fabrizio Piredda. In questa pagina due particolari dalle tavole di Panif di e Alessandra Basciu.
Pani Comics Il nostro obiettivo è semplice: creare una serie di tavole attraverso le quali sperimentare la comunicazione della scienza in maniera innovativa. Poi le animeremo e vedrete cosa saremo capaci di fare!
Contemporaneamente ho avuto notizia che l'articolo "Comunicare la scienza con il fumetto" che ho scritto insieme Fabrizio Murgia e Claudia Cabras è stato accettato per il quinto convegno annuale sulla Comunicazione della Scienza (organizzato dalla Sissa di Trieste) a Forlì dal 30 novembre al 2 dicembre 2006.
Approfondimenti:
- Paperino eroe per caso della chimica a fumetti [pdf Le Scienze]
- Matematica per detective. Una vita da comunicare. Di giorno professore ordinario di geometria, di notte sceneggiatore di fumetti. Marco Abate racconta come nasce l'idea di parlare della matematica attraverso le vignette.

29 ottobre 2006

Cindi in Space: la missione NASA spiegata ai bambini. Con il fumetto.

Cindi in SpaceL'idea di creare dei fumetti per spiegare le missioni spaziali venne un anno fa ai fisici Marc Hairston e Mary Urquhart (Center for Space Sciences, University of Texas, Dallas). Il fumetto "Cindi in Space", indirizzato a bambini da 6 a 9 anni, nacque proprio per far capire gli scopi e il funzionamento della missione NASA dedicata allo studio della ionosfera nota con il nome di Coupled Ion-Neutral Dynamics Investigation: Cindi. Per la sua realizzazione i ricercatori dell'università del Texas si sono rivolti alla scuola di arte e design di Minneapolis: così nacque la collaborazione con il disegnatore Erik Lervold (allora studente). I caratteri e il tratto manga contraddistinguono le avventure di questa simpatica eroina-androide, in squadra con due cani-robot, che si possono scaricare dal sito dell'università del Texas.
Approfondimenti:
- Il sito di Marc Hariston (Research Scientist, William B. Hanson Center for Space Sciences, The University of Texas at Dallas)
- Intervista a Marc Hairston (Yamato Video, 2006)

28 ottobre 2006

Marta, astronoma per caso e la sua scoperta da Nobel (Avvenire, 28 ottobre 2006)

È diventata astronoma per caso («Ho seguito il consiglio della mia migliore amica del liceo») ma nel 2003, quando era impegnata nella tesi di dottorato, ha compiuto una scoperta eccezionale. Marta Burgay, valdostana, 29 anni, racconta così la sua impresa: «Il mio lavoro di dottorato consisteva nello scandagliare una sezione del cielo australiano con il radiotelescopio di Parkes, alla ricerca di nuove pulsar. L'analisi dell'enorme mole di dati, frutto di 85mila puntamenti, era interamente nelle mie mani». Il primo articolo scientifico sulla doppia pulsar; firmato da Marta Burgay insieme a Nichi D'Amico e Andrea Possenti (INAF e Università di Cagliari), è comparso su «Nature» nel 2003, risultando tra i più citati in altri lavori scientifici nell'anno seguente. E ha fruttato ai tre il premio «Cartesio 2005». L'importanza della scoperta va oltre l'astrofisica: la doppia pulsar consente di mettere alla prova, per la prima volta, la teoria della Relatività Generale, formulata da Albert Enistein nel 1915. E l'ultimo lavoro degli astrofisici di Cagliari (che sarà pubblicato sul prossimo numero di Science) la conferma con un'incertezza dello 0,005%. Marta Burgay, che dal 2004 ha scelto di vivere in Sardegna, in dicembre sarà insignita del «Junior Scientist Prize in Astrophysics» riconoscimento assegnato dall'Unione internazionale della fisica pura e applicata ai giovani ricercatori di astrofisica.

Andrea Mameli


Avvenire, 28 ottobre 2006


Nasce in Sardegna il super-telescopio (Avvenire, 28 ottobre 2006)

Per ascoltare la voce delle stelle serve un posto al riparo dal vento e dall’umidità. E lontano da ripetitori tv e antenne per cellulari. Così, per collocare il più grande radiotelescopio italiano, l’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) ha impiegato 5 anni. Alla fine la scelta è caduta su Pranu Sanguni, in Sardegna: una località a 700 metri di quota che deve il suo nome (in italiano: «altopiano del sangue») alle distese di erbe che in primavera si tingono di rosso. Qui, a 35 chilometri da Cagliari, è in corso la meticolosa posa dei binari circolari che permetteranno alla gigantesca parabola (64 metri di diametro, formata da 1008 panelli mobili, controllati da computer) di inseguire i segnali radio su una banda compresa fra 300 Mega Hertz e 100 Giga Hertz. Il Sardinia Radio Telescope (Srt) sarà ultimato entro il 2008 e opererà singolarmente o in connessione con altri radiotelescopi per effettuare numerose misurazioni, dalla composizione chimica del mezzo interstellare alla geodinamica, e per osservare le sonde interplanetarie.
«I risultati delle osservazioni verranno condivisi in tempo reale – ha spiegato il presidente dell’Inaf Giovanni Benvenuti – con gli istituti di astrofisica di tutto il mondo, grazie all’Università di Cagliari». Un radiotelescopio nel cuore della Sardegna che diventerà nel tempo una finestra privilegiata per guardare in profondità le stelle e scoprire il mistero di questo mondo sconosciuto ai più. «La radioastronomia per approfondire la conoscenza dell’universo usa la banda radio – spiega Nicolo D’Amico, direttore dell’Osservatorio astronomico di Cagliari – usa la banda radio, riuscendo così a captare segnali altrimenti non visualizzabili. Per esempio le pulsar». Un mezzo che permetterà alla Sardegna di essere terra d’avanguardia nel campo delle tecnologie. «Per eseguire le misure di segnali deboli usiamo strumenti elettronici così sofisticati – prosegue – da richiedere una realizzazione su misura. Da questo genere di tecnologie d’avanguardia si generano a loro volta innovazioni applicabili all’industria». La Sardegna dunque, nel corso degli anni, diventerà un crocevia di dialogo tra scienza e territorio. «Dove si creano punte d’eccellenza nascono poli di attrazione per il circuito scientifico internazionale della ricerca. – annota – Qui possiamo contare su un tessuto già attivo. Il capitale umano cresce grazie al continuo scambio e noi stiamo utilizzato il programma regionale "Master and Back" che finanzia la formazione dei giovani fuori dalla Sardegna e prevede agevolazioni per il loro successivo rientro.»
Il cantiere si aprirà all’esterno, coinvolgendo la popolazione locale con attività di divulgazione scientifica, e dando vita al progetto «Evento SRT»: la sezione cagliaritana dell’Inaf (sul modello dei «cantieri evento») sta documentando ogni fase di costruzione e organizzerà visite guidate al cantiere. Un progetto dunque quello avviato in Sardegna che permetterà di avvicinare i giovani al mondo della scienza. «Il nostro progetto potrebbe aiutare a riavvicinare i giovani alle materie scientifiche. – riflette infine Nicolò D’Amico – .Per farlo bisogna condurre azioni di divulgazione ad alto livello, toccando tutti gli aspetti dalla fisica di base alla cosmologia. Dobbiamo riaccendere un entusiasmo che manca in tutta Italia.»

Da Cagliari
Andrea Mameli
Avvenire, 28 ottobre 2006



27 ottobre 2006

Le scuole alla mostra del libro

La mostra del libro in Sardegna ha offerto alle classi delle scuole coinvolte occasioni per presentare il lavoro svolto con gli animatori, per provare nuove forme di espressione e nuove modalità di di comunicazione, facendo uso combinato di tecnologie innovative e tradizionali. I ragazzi, alcuni per la prima volta, si sono cimentati di fronte al pubblico di Macomer per quale raccontare le loro esperienze di lettura e di approfondimento e le curiosità nate nel corso delle attività.
Nel mio caso una quarta dell'Istituto Tecnico industriale di Tortolì e una del Liceo scientifico di Iglesias hanno lavorato intorno al libro di Piergiorgio Pinna, La Sardegna prima della storia (Cuec, 2005). Il liceo scientifico di Iglesias ha presentato un lavoro di ricerca intorno alle preziose trilobiti del Cambriano scoperte nelle montagne del Sulcis.
I ragazzi di Macomer (nella foto) espongono le tavole con i fumetti da loro disegnati (con alcune esilaranti caricature: il Pinnasauro, il Lilliuraptor e il Fraudonte) indeati per affrontare l'argomento del libro di Pinna in maniera spiritosa e accattivante ma comunque ricca di contenuti.

Mostra del libro in Sardegna

La Mostra del libro in Sardegna si svolge quest'anno nei locali appena ristrutturati delle ex Caserme Mura. Incontri con gli autori, tavole rotonde, letture, spettacoli. Una formula rinnovata per una manifestazione, giunta alla sesta edizione, organizzata dalla Regione, dal Comune di Macomer, dall'Associazione editori sardi, dall'Associazione librai sardi indipendenti, con il contributo della Provincia di Nuoro e della Comunità montana Marghine-Planargia.

Le principali novità rispetto alle precedenti edizioni sono rappresentate dal coinvolgimento di alcune classi delle scuole superiori dopo un percorso di preparazione e approfondimento e dalle occasioni informali come le cene con gli autori nei ristoranti del centro storico di Macomer (nella foto un momento della cena di venerdì 27 ottobre, con gli autori Aldo Brigaglia, Giuseppe Marci, Nino Nonnis, gli editori Mario Argiolas e Ivan Botticini) e numerosi ospiti tra i quali Stefano Salis, Ana Zendrera Zariquiey, Nouri Abid, Tijani Zaied, Serge Derjani).

16 ottobre 2006

Comportamento consapevole

Il progetto Comportamento consapevole e il mensile per bambini e ragazzi Pinkaro Pinkaro(di cui sono appena stato nominato direttore responsabile) fanno parte di un progetto di comunicazione e sensibilizzazione che coinvolge i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di 1° grado italiane, attraverso strumenti editoriali multimediali su argomenti come: salvaguardia dell’ambiente, riciclo e riuso della carta, della plastica, dell’alluminio e del vetro; educazione al risparmio energetico e all'uso di corrente elettrica, acqua, riscaldamento, mezzi pubblici. La pubblicazione contiene numerosi spunti per attività divertenti e utili.

14 ottobre 2006

Fulco Pratesi e le domande sugli animali

Da piccolo anche lui si poneva mille interrogativi sulla natura. Pratesi Per questo ieri sera Fulco Pratesi ha risposto con pazienza alle decine di domande rivoltegli dai bambini che hanno partecipato all'incontro con il presidente del WWF Italia organizzato nell'ambito del Festival Tuttestorie
Molto affascinante la descrizione che Pratesi fa (anche nel libro cui era dedicato il titolo dell'incontro "Nella giungla di Sandokan") dei suoi incontri con gli animali, piccoli e grandi che siano. Da ammirare anche quella capacità di raccontare con grande lucidità ma con estrema semplicità i problemi importanti, come l'importanza della biodiversità e il rischio delle contaminazioni da pesticidi. Ma i bambini sembravano non essere molto interessati ai temi più problematici, quanto, e forse è giusto, alle colorazioni, al peso, alla velocità e alla forza degli animali più distanti da quelli (ma li avranno mai visti dal vivo?) presenti nei nostri ambienti. 
A essere sinceri, tolte quelle dieci domande brillanti e utili a mantenere vivo l'interesse, con un Pratesi in splendida forma e capace di dare risposte profonde e colorate, alcuni bambini hanno ripetuto quello che accade in molti luoghi. 
Come l'acquisto compulsivo e lo stesso consumo compulsivo [concetto per il quale rimando all'intervista Sulle tracce di Salgàri. Pratesi insegue il sogno dell'infanzia (che Pratesi mi ha concesso per la pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda, 16 ottobre 2006)] ho scoperto che esiste anche il domandare compulsivo. Solo così mi spiego perché i bambini seduti ai piedi del relatore si accanivano a chiedere quante righe ha la tigre, quanti pallini ha la giraffa, se un rinoceronte pesa più di un ippopotamo o quanto è piccola una formica. Di bisogno di far domande, per fortuna ne abbiamo sempre e guai se così non fosse, ma allora chiediamoci perché si deve attendere Fulco Pratesi per porre quesiti che forse avrebbero potuto avere risposta a casa o a scuola. Un sospetto mi viene... Forse abituati a trangugiare la tv, cui non si puà chiedere nulla, i bambini non sanno più che possono abbeverarsi anche ad altre fonti del sapere. Un libro, un'enciclopedia, un papà capace almeno di aiutare a cercar le risposte, una mamma che sappia dov'è l'enciclopedia.
Andrea Mameli (blog Linguaggio Macchina)